RAGIONAMENTI FOTOGRAMMETRICI LA DISTORSIONE PER IL FOTOGRAMMETRA

Prof. UGo BARTORELLI

Nel nostro primo ragionamento ci siamo diffusi alquanto sulla distorsione della presa fotogrammetrica; e con ragione, in quanto dei tre elementi necessari a ricostruire dal fotogramma la stella dei raggi proiettanti che lo ha generato, il più importante, per le conseguenze che ha sulla precisione di tale ricostruzione, è proprio la distorsione.

Appare abbastanza evidente che cosî debba essere, anche senza addentratci in analisi rigorose, se poniamo mente per un momento alle deformazioni che si introducono in una stella correttamente ricostruita, quando a bella posta, con uno spostamento continuo del secondo nodo N:, vi si generino errori di punto principale e di distanza principale.

Potremo constatare che i raggi proiettanti sono indotti a ruotare, tutti in sieme, abbastanza concordemente e che quindi la stella nel suo complesso ri sente lentamente degli errori introdotti. Supponendo invece di generare a bella posta un errore di distorsione, avremo all’interno della stella alcuni raggi in posizione invariata, mentre altri ruoteranno in versi generalmente discordi fra loro da fare temere effetti veramente deleteri per la conformazione della stella.

Ci sia consentito quindi di continuare sull’argomento « distorsione », anche se potrà riuscire un po’ pesante; e di considerarlo, al termine di questo ragio namento, in una forma più generale, che non sia quella della presa soltanto.

Innanzitutto dobbiamo stabilire la relazione che intercorre fra i due dia grammi di figure 4 e 6, del precedente ragionamento, che riguardano uno stesso obbiettivo.

Secondo concetti già dedotti rappresentano, in funzione delle distanze 7 dal punto principale P (o delle incidenze ?), il primo la variazione della distanza focale f, ed il secondo la variazione della distorsione d quando si consideri che l'obbiettivo abbia la distanza focale costante f = 151,37 mm. Ciò fa rite nere logico che si possa attribuire ad un obbiettivo una focale costante qual siasi (a rigore anche fuori del campo della sua variazione) purché se ne consideri una adatta curva di distorsione.

Per quanto di primo acchito possa apparire un po’ sconcertante, la circo stanza è vera; né dovrà meravigliarci se ricordiamo che abbiamo già constatato come la distanza della lastra dal secondo nodo N: sia un elemento fisicamente inaccessibile, né nemmeno ben definito per la natura dei suoi estremi; la sua fine misura assoluta non ha nemmeno grande importanza, mentre moltissima ne ha la fine conoscenza della emigrazione di N: al variare della incidenza ?, ossia proprio la conoscenza del diagramma di figura 4, che caratterizza l’obbiettivo univocamente.

Quando, per accettare l’ipotesi di un secondo nodo N: fisso, secondo quanto è stato già illustrato, attribuiamo all’obbiettivo una focale f, costante, con ciò implicitamente resta definito, in base al diagramma di figura 4, il raggio 7 della circonferenza, con centro nel punto principale P, dei punti per i quali (fig. 7) la distorsione è nulla (4 = 0); per ogni altro punto sarà general mente d diverso da zero.

Ad esempio se invece di assumere f = 151,37 mm, come in fig. 6, adot




tiamo per lo stesso obbiettivo f = 151,39 mm, la curva della distorsione diventa un’altra (fig. 8), diversa da quella di fig. 6, ma evidentemente... di famiglia.

Per descrivere tale nuova curva, in figura 4 considereremo il punto della curva di ordinata 151,39; la sua ascissa r (r = 100 mm circa) è quella dei punti per i quali la distorsione è nulla; consideriamone uno, quello A’ di figura 7; il raggio principale che lo determina è passato per N, alla distanza 151,39 mm dalla lastra. Qualsiasi altro punto B’, fuori della detta circonferenza, a distanza r da P, è determinato da un raggio principale che non è passato per N:, ma per un punto N°. che dista da N. di A f; quantità che ricaviamo in figura 4 quale differenza fra le focali corrispondenti ad r ed r°. i £\} xAf | PIO ' /B" ° “DOD | d e O P f N: Ni ii Fig. 7

Allora il raggio principale (fig. 7) del fascio proveniente da B, di incidenza i, che se fosse emerso da N: avrebbe dato l’immagine in B”, essendo invece pas sato per N’:, la determina in B’; la misura di B” B’ ci dà quindi la distorsione d’ corrispondente a r°.

Il savio Talete, che di distorsione non sapeva nulla, ci insegna che d° : A f = r : fe quindi d’ = Af'-r'/f (nelle quali per la piccolezza di d° rispetto ad r° abbiamo considerato r° in luogo di r + 4°). È con questa semplice formuletta (o con costruzione geometrica ovvia) che, dal diagramma di figura 4, è possibile costruire anche la curva di distorsione pet f = 151,39 (fig. 8) o per qualsiasi altra focale. Assegnati vari valori di r, scelti comunque (40; 60; 80; 100; 120; 140 mm), si ricavano in figura 4 i ad (H4) +10 0 T_— G 40 80 120 60 9" - 70 15° 30° 45° 20 .

Fig. 8




corrispondenti f (+ 1,5; + 1,2; + 0,7; 0; — 0,8; — 1,8 centesimi di mm) e con la formula sopra dedotta le corrispondenti distorsioni (+ 4; + 4,7; +3,7; 0; — 6,3; — 16,7 micron), che consentono di costruire la curva di figura 8.

Vien fatto di domandarci, allora, quale distanza focale convenga attribuire ad un obbiettivo che dovrà usare il fotogrammetra, dato che essa è arbitraria. Si potrebbe utilizzare questa arbitrarietà, ad esempio, per determinare quella focale per la quale si uguagliano le aree comprese fra l’asse delle ascisse ed i rami positivo e negativo della curva di distorsione; con ciò l’obbiettivo appari rebbe affetto da minore distorsione, che assegnandogli qualsiasi altra focale. Ma è evidente che non per questo l’obbiettivo se ne avvantaggerebbe! Invece si tiene conto che il fotogrammetra, per verificare che le camere di restituzione del suo strumento restitutore equivalgono correttamente alla camera di presa, dovrà determinarne punto principale, distanza principale e distorsione, facendo uso, in luogo dei fotogrammi, di reticolati campioni centimetrati. Ed allora per facilitarlo, è d’uso attribuire all’obbiettivo la focale che corrisponde ad una distanza » dal punto principale pari alla semidiagonale di uno di quei quadrati più marginali, costituenti tali reticolati. Ad esempio, per i formati di fotogrammi 23 X23 cm° e 18 X 18 cm° si usa attribuire all’obbiettivo la focale corrispon dente a e = 10 Y 2 cm, come in figura 6, ed r = 7 } 2 cm, rispettivamente.

E se le case costruttrici non forniscono, con le camere, curve di distorsione proprio siffatte, conviene al fotogrammetra trasformarsele; come, abbiamo vi sto, è facile fare. *o do

Avremmo finito di ragionare di distorsione, per l’aspetto geometrico che riguarda il fotogrammetra, se non ci ricordassimo invece che tutto quanto ab biamo fin qui dedotto scende dall’ipotesi della esistenza — e conoscenza — di un asse di simmetria per l'obbiettivo e per la camera. È stato molto comodo utilizzare l’asse dell’obbiettivo per ruotarci attorno con i nostri ragionamenti; ci ha consentito di porre il fotogramma perpendicolare ad esso e di definire ine quivocabilmente il punto principale P e la distanza principale P_N: che, nel caso della camera di presa, abbiamo potuto considerare coincidente con la distanza focale f, attributa alla camera. Abbiamo già detto che in realtà la simmetria del sistema è realizzata, in camera di buona costruzione, con precisione estrema mente alta; ma può avvenire che per impieghi speciali della fotogrammetria la inevitabile imperfezione di tale simmetria non possa essere accettata, per avere essa conseguenze non tollerabili. Non per questo dovremo disarmare i nostri migliori proponimenti, o fermatci ad attendere obbiettivi di ancor pit accurata costruzione.

Deve infatti sempre valere per il fotogrammetra il principio che il lizzite della precisione, con la quale un raggio possa essere ricostruito nella stella proiet tante, debba essere determinato dalla nettezza della sua immagine e non dalla imperfezione della conoscenza dell’orientamento interno della camera di presa; dovremo quindi sempre portare tale conoscenza al livello consentito dalla net tezza delle immagini; ed è possibile fare ciò.

In realtà nella costruzione delle lenti e nel loro montaggio sono sempre presenti imperfezioni che fanno sî che non esista un ideale asse di simmetria dell’obbiettivo, o meglio ne esista uno da potere considerate solamente di prizza approssimazione, quando vogliamo sperimentare con la massima precisione; cosî potremo considerare un punto principale P di prizza approssimazione, che




sarà quello che sul fotogramma risulta materializzato, di solito, dai due assi definiti dalle quattro marche sul contorno del fotogramma.

Che conseguenze ci porterà ammettere la imperfetta simmetria? Certamente conseguenze nella posizione del punto principale P e nella distorsione 4 inclu dendo in questo elemento quelle che derivano alla distanza focale f dell’obbiet tivo, essendo questa corrispondente alle varie incidenze 7. La questione appare subito estremamente spinosa, come quando si vogliano determinare coordinate rispetto ad un sistema di assi non ben definito. Avremo bisogno di riferirci a qualcosa, sia pure di impreciso, ma fisso; per cercare di determinarne poi, possi bilmente, l'attendibilità. Ci riferiremo appunto ad un punto principale P di prima approssimazione, determinato ad esempio otticamente sulla lastra per auto collimazione attraverso l’obbiettivo, e ad un asse dell’obbiettivo di prima appros simazione, passante per P, determinato pure otticamente. E sperimenteremo.

Non potremo più limitarci a sperimentare, come nel caso dell’ammessa sim metria, solamente sulle immagini che cadono su una semiretta, della lastra, uscente da P, per controllarvi il verificarsi della legge f = #/targ i, al variare di i; dovremo invece sperimentare su tutta la superficie della lastra; in pratica su almeno quattro od otto rette passanti per P, formanti angoli uguali. Comince remo a raccogliere su una di queste rette le immagini di tre fasci di raggi paral leli, complanari, formanti due angoli i, uguali fra loro, in modo che il fascio che biseca gli altri due dia la sua immagine su P (praticamente questa condi zione non è necessaria alla determinazione, ma per illustrare più semplicemente lo schema geometrico di questa, penseremo di potere attuare tale condizione, come l’altra della uguaglianza degli angoli i, ed altre cui faremo ricorso nel seguito). Se la simmetria di tutto il sistema fosse verificata, almeno sul piano degli assi principali dei fasci, le immagini date dai fasci estremi dovrebbero es sere a uguale distanza da P ed allineate con esso. In difetto di ciò prenderemo nota del loro punto medio P,:, che diremo punto di simmetria relativo alla coppia dei punti di incidenza i. Ripetendo l’esperienza sulla medesima retta per P, con analoghe coppie di punti di incidenza i:, iz... determineremo altri punti di simmetria P,., Ps... generalmente distinti fra loro e da P. Assume remo il loro baricentro P’; come punto di simmetria, relativo alla retta su cui abbiamo finito di sperimentare.

Ripeteremo tutta l’esperienza per ognuna delle rimanenti tre o sette rette preventivate, e determineremo cosi altrettanti punti Ps, Ps ... di simmetria. As sumeremo quale punto principale più probabile, il punto P:, loro baricentro e lo chiameremo punto principale compensato. Se sperimenteremo su un numero sufficientemente grande di rette e se opereremo con grande accuratezza avremo la soddisfazione — almeno questa — di vedere i punti di simmetria Ps, PS, Pi ..., relativi ad ogni retta, delineare una curva continua chiusa, con un centro di simmetria su cui collocheremo P;. Per non perdere il senso della realtà si pensi che questa curva è possibile osservare solo collocando sulla carta detti punti per coordinate fortissimamente ingrandite; perché sul fotogramma di una camera fotogrammetrica, anche di pessima fattura, tale curva è abbondantemente coperta dal puntino di una i, ivi compreso il punto P. _

Quando il punto principale compensato P, si discosta da P, individuato dalle marche, di oltre il centesimo di millimetro, talune case costruttrici danno, in un certificato, le coordinate di P; nel sistema di assi definito dalle marche stesse. Si lascia cosi, all’utilizzatore della camera, la facoltà di adottare come punto principale quello che più risponde al suo criterio, perché in verità la convenienza




dell'uno o dell’altro è questione alquanto dibattuta, né, per quanto abbiamo già rilevato sulla influenza della precisione di P, meritevole di essere da noi approfondita.

E invece assai conveniente che continuiamo a considerare la asimmetria della camera nelle conseguenze che ne derivano alla distorsione; le quali ovvia mente si manifestano in una corrispondente asimmetria di questo fenomeno. Per determinarla abbiamo già a disposizione, su ognuna delle rette sperimentate, le immagini di tutti i fasci di incidenza ù, &, é..., ad esempio in numero di otto o dieci, da una parte e dall’altra di P,. Attribuita alla camera una distanza focale f, costante, analogamente ai concetti espressi quando ammettevamo la simmetria del sistema, potremo determinare la posizione che ognuna delle suddette imma gini avrebbe dovuto avere, accettati che siano il valore di f, costante, ed il punto P., quale punto principale.

Il piccolo vettore che ha origine in tale posizione teorica ed estremo nella immagine effettiva, ci rappresenta la distorsione corrispondente alla incidenza considerata. Ovviamente tali vettori non risulteranno più generalmente due a due opposti, per punti simmetrici rispetto a P,, e nemmeno la loro direzione passerà per P.; quindi dovremo rappresentare la distorsione in un punto gene rico A’ con le componenti di tale vettore, ad esempio sugli assi del fotogramma, ed in funzione, non più della distanza del punto A’ da P,, ma delle coordinate di A’ rispetto agli stessi assi. Non più grafico della distorsione, quindi, ad una sola entrata, ma tavola numerica a due entrate; precisamente entrando in que sta con la x e la y del punto da considerare sul fotogramma si devono ricavare Axe Ay, correzioni delle coordinate del punto stesso. La tavola viene costruita per valori arrotondati di ingresso, x e y, le cui corrispondenti correzioni A x, A y sono ottenute interpolandole fra quelle delle componenti della distorsione nei punti effettivamente sperimentati.

Le case costruttrici danno, talvolta, come è stato detto, le coordinate del punto compensato Ps; ma non danno mai, generalmente, a meno di casi parti colarissimi, una tabella numerica che consideri la asimmetria della distorsione; anche perché, ripetiamo, della normale curva che forniscono, che è costruita mediando la distorsione su un certo numero di semirette uscenti da P, viene dichiarata una tolleranza che è sufficiente al corrente impiego della camera.

Se abbiamo voluto spendere due pagine per illustrare i concetti necessari a costruire una tale tavola, è stato in considerazione della circostanza che il foto grammetra, pet particolari compiti della fotogrammetria, o per speciali ricer che, può essere chiamato a determinare la asimmetria di una distorsione, ma soprattutto per il fatto che egli deve sapere rivelarla e misurarla nelle camere di restituzione degli apparati restitutori.

Fa parte infatti del suo lavoro corrente la verifica e la rettifica di tali ca mere, la cui corrispondenza alle caratteristiche delle camere di presa deve essere accertata, nelle assegnate tolleranze, z0r su una sola semiretta uscente dal punto principale, oppure mediando le osservazioni su alcune di siffatte semirette, ma punto per punto, nella estensione del fotogramma. Anche se della camera di presa non sa altro che della esistenza di una distorsione data per simmetrica, nulla di meglio potrà fare che conseguire tale simmetria nelle camere di proie zione. Se egli saprà applicare i concetti ora espressi, attuandoli opportunamente per determinare la distorsione in ogni punto, di tutto l’abbracciamento di quei complessi ottici e/o meccanici che compongono le camere di restituzione, anche questo nostto ragionamento sarà stato bene speso.






A. PaES CLEMENTE - « O cadastro geométrico da propriedade ristica do Paîs » - Bo letim do Instituto Geogràfico e Cadastral, Volumen IV, 1961.

La memoria che il Direttore Generale dell’Istituto Geografico e Catastale del Portogallo, Dr. Ing. Paes Clemente, attuale Presidente della « Société Internationale de Photogrammétrie » ha compilato sullo stato di avanzamento, al 1961, del Catasto di quel Paese, più che un articolo di bollettino è la storia particolareggiata, tecnica mente documentata, della cartografia del Portogallo, non solamente sotto l’aspetto ca tastale. Consta di 215 pagine riccamente dotate di tabelle, grafici e carte; ha la me desima importanza che per la cartografia italiana ebbe il libro del Mori « La Cartografia Ufficiale in Italia e l’Istituto Geografico Militare » uscito nel 1922 in occasione del cinquantenario della fondazione del nostro Istituto Geografico Militare.

A conclusione dell’opera svolta quale Direttore Generale, carica che ha tenuto negli ultimi 17 anni e che lascia per limiti di età, l'Ing. Paes Clemente ha evidente mente voluto consegnare nella sua relazione ogni elemento utile a stabilire il lavoro svolto, perché serva di indirizzo a quanto ancora resta da fare per il compimento della Cartografia del Portogallo. Il sommario che informa degli argomenti trattati, tutti di grande interesse non solamente tecnico e geografico, è il seguente.

Cominciando dalla esposizione dei primi tentativi di realizzare il catasto geome trico della proprietà del Paese, l'A. illustra poi i rilevamenti catastali già effettuati ed i mezzi della loro esecuzione negli ultimi 17 anni e della conservazione del Catasto.

La prima legge che ordina la formazione del Catasto risale al 1801; essa non ebbe seguito; tuttavia uno degli scopi per i quali fu impostata la triangolazione del Portogallo, iniziata nel 1788 e condotta con regolarità solamente a partire dal 1834, fu quello di costituire il supporto geometrico del rilevamento catastale.

Nel 1846 una commissione nominata per studiare e impostare le basi da dare al Catasto, elaborò un importante rapporto sulla questione; fin da quell’epoca si rico nobbe che premessa importantissima allo sviluppo economico della nazione era una carta generale di tutto il Paese. Cosi tutti gli sforzi furono concentrati nell’allestimento della carta alla scala 1:100 000, iniziata nel 1853 e terminata di pubblicare nel 1892. Negli anni dal 1911 al 1920 furono presentate in parlamento due proposte per l’at tuazione del Catasto, ma esse non ebbero ancora esito. Finalmente nel 1926 alcuni stanziamenti destinati all'uopo consentirono l’inizio dei lavori ed il loro successivo efficiente sviluppo. Ma solamente nel 1944 l’assistenza finanziaria dello Stato fu ade guata alle necessità, sicché si può affermare che tutti i rilevamenti, menzionati nel seguito, sono stati compiuti a cominciare da quell’anno.

Il rilevamento in corso costituisce nel suo insieme non solamente il catasto del Paese, ma anche la carta generale topografica, a diverse scale che sono in relazione alla densità dei particolari da rappresentare. Infatti in tale carta generale completa di ogni particolare vengono rappresentati i confini di proprietà ed i limiti delle colti vazioni. Cosî oltre alla mappa catastale si allestiscono simultaneamente anche le carte a media ed a piccola scala, a cominciare da quella 1:10 000. Sono stati già rilevati più di quattro milioni di ettari di mappe catastali, dei quali 185 % ad 1:5000, il 14 % ad 1:2500 e 1:2000 e P1 % ad 1:1000 e 1:500. La valutazione del reddito della proprietà è proceduta di pari passo.

Tutti i lavori sono stati eseguiti direttamente dall’Istituto Geografico e Catastale che ha dovuto provvedere all’addestramento del personale ed alla acquisizione di tutte le attrezzature tecniche. Inizialmente i rilevamenti furono condotti secondo il me todo classico diretto, il cui impiego fu economicamente conveniente in quella parte del Paese dove le proprietà fondiarie erano estese ed il terreno alquanto pianeggiante. Già da molti anni invece sono impiegati quasi esclusivamente i metodi fotogramme trici utilizzando le più moderne attrezzature, tutte acquisite posteriormente al 1945. La consistenza strumentale dell’Istituto Geografico e Catastale del Portogallo è infatti




veramente notevole, la seconda in Europa (15 restitutori del primo ordine e 5 del secondo ordine). I lavori che restano da eseguire per la conclusione del catasto rap presentano un compito più costoso di quello già realizzato perché devono svolgersi nella parte settentrionale del Paese dove è necessario fare ricorso più estesamente alla scala 1:1000, anche se, per le zone più montuose, si potrà adottare 1’1:10 000 mai usato finora come scala del rilevamento. Allo scopo di non rendere i lavori troppo costosi è stabilita per la carta generale delle divisioni amministrative una scala non più grande di 1:2000, anche se nella restituzione della planimetria dei confini delle zone densamente suddivise può essere impiegata una scala più idonea (1:500 e 1:1000).

Successivamente l’autore considera l’aspetto fiscale della mappa catastale, e del l’impiego della carta generale del paese agli altri scopi cui viene adibita, constatando che il maggior reddito delle imposte derivante dal nuovo catasto compensa largamente gli stanziamenti annuali dei 17 anni di lavori e le spese per la sua conservazione. Pa rallelamente si è risparmiata una ingente quantità di denaro che, se non fosse stata effettuata la carta generale, sarebbe stata spesa per progetti di irrigazione, di strade, di studi interessanti l'economia del Paese, ecc. La utilizzazione di carte fatte a questi scopi si riferisce a superfici superiori ai 4100 000 ettari.

Infine l’autore precisa i mezzi necessari alla conclusione del Catasto ed alla sua conservazione.

Uno dei dati che merita essere menzionato è il costo unitario del rilevamento che risulta di 31,25 scudi per ettaro (circa 650 lire italiane), da considerare come un successo economico, se si pensa che con questa spesa si è provveduto, da parte di un unico organismo statale, a provvedere a tutte le necessità cartografiche dello Stato, da quella fiscale, alla militare, fino a quelle a scopo di ingegneria.

Uco BARTORELLI M. FonpELLI - Essais de triangulation aérienne analogigue au Stereosimplex Galileo

Santoni modéle III. Comunicazione presentata al X Congresso Internazionale dei Geometri. Vienna, 1962.

L’A. riferisce i risultati di alcune sue ricerche volte a mettere in evidenza il mi glior procedimento da seguire nell’esecuzione della triangolazione aerea analogica allo Stereosimplex Galileo-Santoni modello III È noto come sia possibile eseguire lavori di triangolazione aerea analogica agli apparecchi di Stereorestituzione che non permettono l’inversione della base stru mentale. I fotogrammi che, durante il concatenamento, trasferiscono l’orientamento assoluto dello stereogramma di partenza, devono essere trasferiti da una camera all’altra con i loro parametri di orientamento angolare esterno.

Allo scopo di ridurre gli errori che possono verificarsi durante questo trasferi mento di fotogrammi e di valori, il costruttore ha equipaggiato lo Stereosimplex III di un opportuno dispositivo, denominato deroplano, che effettua il controllo del tra sferimento, da una camera all’altra, dei tre parametri w, © e x.

Le ricerche sperimentali in oggetto hanno avuto per scopo la determinazione della precisione conseguibile mediante l’impiego del suddetto dispositivo, nonché la determinazione di quella ottenibile nella normale prassi del semplice trasferimento vi suale dei parametri w, © e x.

Le ricerche medesime hanno avuto come premessa la verifica e la rettifica delle condizioni geometriche strumentali preliminari all’esecuzione dell’aerotriangolazione analogica.

Effettuate queste operazioni, sono stati eseguiti poi due concatenamenti di reticoli di precisione: uno con il dispositivo di controllo e l’altro senza.

I risultati ottenuti in questi due concatenamenti, hanno poi fornito alcuni sug gerimenti nella messa a punto della tecnica da seguire nel concatenamento dei foto grammi reali.

Le prove di concatenamento strumentale sono state effettuate usufruendo di una




strisciata sperimentale della Commissione A del’OEEPE. L’esperimento è stato però limitato a soli 21 fotogrammi.

Nel complesso sono state effettuate 4 prove di concatenamento: 2 mediante l’im piego del dispositivo e 2 senza. Esse sono state condotte seguendo la prassi del conca tenamento libero correggendo, però, la curvatura terrestre e la rifrazione dell’aria. I concatenamenti si sono svolti sempre nella medesima direzione del volo, osservando di norma sempre gli stessi punti.

Naturalmente la comparazione dei risultati è stata effettuata dopo aver compen sato, strisciata per strisciata, gli errori di chiusura. I risultati ottenuti hanno consen tito all’A. di concludere che, nelle condizioni sperimentate, la precisione generale conseguibile con l’impiego del dispositivo di controllo supera del 15 % quella rea lizzabile con il semplice trasferimento visuale dei parametri è, @, x mentre la pre cisione altimetrica può migliorare, in alcuni casi anche del 50 %.

L’esperienza ha inoltre dimostrato che l’impiego del dispositivo di controllo non aggrava sensibilmente il costo dei lavori.

G. Boschi EIRA, Caracteristiques du Stereomicromètre cartograpbique Galileo-Santoni et ses particulieres possibilites d'utilisation. Comunicazione presentata al X Congresso

Internazionale dei Geometri. Vienna, 1962.

La diffusione dei metodi fotogrammetrici, nella normale prassi del rilevamento topografico a grande e media scala, trova ancora qualche ostacolo negli alti costi di acquisto delle apparecchiature fotogrammetriche di stereorestituzione.

AI fine di venire incontro alla più larga schiera dei tecnici, considerando la ne cessità di contenere i costi entro limiti più accessibili, vari costruttori si sono adoperati da tempo per conciliare nella maniera più opportuna i diversi fattori concorrenti nella realizzazione di queste apparecchiature, sf da garantire le più alte precisioni possibili compatibilmente con la semplificazione costruttiva indispensabile.

Numerose risultano oggi le realizzazioni effettuate in questo campo della foto grammetria. Esse hanno aperto un nuovo speciale capitolo: quello degli apparati ste reorestitutori del « terzo ordine ».

Tra tutte queste realizzazioni, merita particolare interesse lo Stereomicrometro cartografico Galileo-Santoni che, dal 1955 ad oggi, si segnala per le sue caratteristiche di semplicità e flessibilità d’impiego, È già noto, dalla stampa specializzata, il principio teorico su cui è basato questo strumento. Meno esplorate risultano invece le sue possibilità di lavoro e le precisioni che esso può garantire.

Uno studio teorico della precisione offerta dallo Stereomicrometro è stato già effettuato dal Dr. H. C. Zorn dell’I.T.C. di Delft. Al fine di saggiarne ulteriormente la precisione altimetrica, conseguibile per via sperimentale, L’E.I.R.A. di Firenze ha effettuato di recente nuove ricerche. : Preparata convenientemente a terra una coppia di fotogrammi aerei ripresi da ‘ quota relativa di 4500 m con camera ZEISS, l’E.I.R.A. ha provveduto, infatti, ad una restituzione numerica sperimentale di questa coppia allo Stereomicrometro. A tal fine, effettuato l’orientamento assoluto di questa coppia sui 5 punti classici, sono stati restituiti ben 40 punti noti diversi, disposti lungo le mediane e le diagonali del mo dello stereoscopico.

Le differenze rilevate tra le quote note e quelle restituite non hanno superato mai i 3,2 m. L’errore quadratico medio di tali determinazioni, effettuate con due cicli diversi di letture, è risultato pari a:

I ciclo di letture: mp: +24 m II ciclo di letture: mi = + 2,2 m

Forte di questa esperienza, l’E.I.R.A. ha impiegato quindi, lo strumento mede simo, nella regolare restituzione di una carta per lo studio del « Piano intercomunale




della Provincia di Firenze » alla scala 1:10 000 e nell’aggiornamento di mappe cata stali, relative al Comune di Firenze, alla scala di 1:2 000. Naturalmente, per questi lavori, sono state impiegate riprese aeree effettuate da quota pit bassa.

Altra singolare esperienza, compiuta presso l’E.I.R.A. con questo strumento, è quella della sua applicazione nel campo della cartografia geologica.

Lo Stereomicrometro è, in tal caso, lo strumento più indicato per il rilevamento di tutti i diversi fenomeni relativi alla tettonica, e per la definizione degli orizzonti fotogeologici. Particolare interesse ha sollevato, a questo proposito, la misura del ri getto delle faglie e dell’inclinazione dei piani di faglia e degli strati.

L’esperienza raccolta nella restituzione geologica di circa 40000 ha alla scala di 1:20 000, impiegando lo Stereomicrometto cartografico Galileo-Santoni, ha messo infine in evidenza che l’esame di un singolo stereogramma può effettuarsi in 2-3 ore di lavoro, con una produzione media di 50 km di orizzonti fotogeologici, di 10 rap presentazioni di faglie e di 60 misure di inclinazione.

Purtroppo le ricerche in oggetto non hanno esplorato altro che un limitato settore delle possibili applicazioni dello strumento. Vogliamo augurarci che la ricerca venga presto ripresa anche in altri campo ove, come nel campo delle costruzioni stradali, il suo impiego potrebbe avere un'importanza molto maggiore.

M. Fondelli F. ALBANI - On the transformation problem of instrumental coordinates into Gauss

Boaga coordinates in analogical aerial triangulation making use of the process of free bridging. Report for the III Commission. Tenth International Congress of Surveyors. Vienna, 1962.

L’A. riferisce alcune sue ricerche sperimentali sulla trasformazione delle coordi nate dal sistema strumentale a quello topografico terrestre, esaminando il procedi mento di triangolazione aerea analogica applicato presso l’Istituto Geografico Mi litare italiano.

Facendo riferimento alle diverse comunicazioni presentate al VII Convegno na zionale della Società Italiana di Fotogrammetria e Topografia, tenuto a Ferrara nel l’aprile 1961, egli riassume brevemente tale procedimento, denominato impropria mente a « modello rigido », e svolge alcune considerazioni sulla correzione degli even tuali errori di carattere sistematico dovuti alla deformazione della pellicola, i quali tendono a produrre quattro diversi valori di scala e di angoli di disorientamento tenen do presente il rettangolo della strisciata.

L’A. rivolge quindi particolare interesse agli eventuali scorrimenti provocati sul modello stereoscopico per effetto di una variazione della by applicata alla camera stabile.

Passando poi a considerare l’organizzazione dei lavori, egli conviene sull’oppor tunità di effettuare, nel caso di un blocco di strisciate, il concatenamento per stri sciate alterne.

Le ricerche compiute dall’A., già dirigente della Sezione Triangolazione aerea dell’I.G.M., sono ampiamente documentate nella nota in argomento, presentata al recente Congresso Internazionale dei Geometri, tenuto a Vienna nell’agosto-settem bre 1962. Esse contribuiscono validamente a mettere ulteriormente in evidenza le particolarità caratteristiche del procedimento di triangolazione analogica a conca tenamento libero descritto che viene regolarmente applicato già da diversi anni.

M. Fondelli




Il dizionario tecnico multilingue della Federazione Internazionale Geometri

Il 25 febbraio scorso a Losanna in una riunione solenne della 18 Commissione della Federazione Internazionale Geometri è stato presentato il DIZIONARIO TEC- NICO MULTILINGUE stampato dalla Casa Editrice ARGUS di Amsterdam.

Il Dizionario si compone di circa 6.000 termini (topografia, fotogrammetria, geo desia e materie affini) con il francese come lingua di base ed equivalenze in tedesco ed in inglese.

Data l’importanza di quest'opera e perché ne sia conosciuta la serietà dell’impe gno da parte dei suoi eminenti collaboratori, crediamo utile farne una presentazione che ne ricordi le vicende e la felice conclusione.

Nel Congresso internazionale di Londra del 1934 della F.I.G. per suggerimento della « Royal Institution of Chartered Surveyors » venne lanciata l’iniziativa di un VOCABOLARIO TECNICO IN VARIE LINGUE che servisse ai geometri, ai topo grafi e tecnici affini, come aiuto per la consultazione e la lettura di periodici stranieri della loro professione e per la redazione e la lettura della corrispondenza tecnica nelle lingue più in uso. Il 1° marzo 1938 era già pronto un elenco di 9.000 termini in francese con traduzione provvisoria molto incompleta in tedesco, inglese, italiano e olandese.

Il lavoro fu interrotto dalla guerra e ripreso nel 1951. Nell’VIII Congresso Internazionale della F.I.G. a Parigi nel 1953 ne venne definitivamente affidato il compito alla I Commissione che divenne permanente sotto la presidenza dello sviz zero Prof. L. Hecc di Losanna. Successivamente a Basilea la Commissione suddetta prese le seguenti decisioni in merito alla compilazione del Dizionario tecnico: 1°) i termini da introdurre nel Vocabolario, con la francese lingua di base, dovevano essere redatti in maniera tale, da evitare ogni confusione nel lettore stra niero, cosi da permettere delle equivalenze più vicine alla sua lingua; 2°) che il Vocabolario doveva comprendere un volume di base (lingua fran cese di base; tedesco, inglese) a cui più tardi i differenti Paesi affiliati alla F.I.G. potevano aggiungere un indice dei termini corrispondenti nella loro lingua; indice numerico seguito da un indice alfabetico; 3°) che un piccolo comitato di tre membri chiamato « Comitato di Coordina mento » rimpiazzerebbe la I Commissione per la redazione del Vocabolario.

Il Comitato di Coordinamento venne composto dai tte membri seguenti: per la Francia (la cui lingua setviva come lingua di base) dall’Ing. Geografo THUILLIER dell’Istituto Geografico Nazionale francese; per la Germania dall’Ing. KriùGeR del l’Istituto di Geodesia applicata di Francoforte sul Meno; per l’Inghilterra dal Colon nello BurneTT dello S. M. Britannico per la Royal Institution of Chartered Surveyors.

Iniziata una prima epurazione dei 9.000 termini accennati con la eliminazione di quelli che non risultavano indispensabili e non pertinenti agli scopi del Voca bolario, integrando con altri termini tecnici moderni, sempre con la visione di non creare confusioni nelle equivalenze fra le tre lingue, si giunse con la collaborazione dell'Istituto Geografico Nazionale francese e con il concorso finanziario dell'UNESCO, alla pubblicazione di una prima edizione provvisoria di 150 esemplari. Queste copie furono distribuite ai presidenti delle Associazioni affiliate ed a tutte le personalità ritenute idonee a redigere osservazioni tanto sul contenuto che sui termini. Fra queste il prof. Wolf, il dr. Kurandt, M. L’Orvr Kriegel, il direttore A. Stegmann, il

Senatore Roller, il prof. dr. ing. Hofman, M. H. Bosse, il prof. dr. ing. Lichte (Ger mania), il prof. Ansermet (Svizzera), lo stesso prof. Hegg, M. Villeforte (Canadà), l’ing. Zieleniewski (Polonia), il prof. dr. Kant (Svezia).






Dalle risposte pervenute, sorse il problema d’introdurre i termini tecnici più moderni e di definire i termini stessi. Il solo prof. Wolf propose l’addizione di circa 700 termini riguardanti le moderne tecniche geodetiche.

In una riunione a Francoforte sul Meno presieduta dal prof. GicAs direttore dell’Istituto di Geodesia applicata, le numerose integrazioni di termini tecnici mo derni furono sottoposte ad un esame approfondito del Comitato Coordinatore e risolte. . À questo punto si prospettarono i problemi pratici della pubblicazione del Dizio nario. Non essendo stato possibile per ragioni di un richiesto anticipato finanzia mento aderire all’offerta di stampa dell’Istituto di Geodesia di Francoforte sul Meno si diede incarico all’Ing. Harkink olandese, di cercare una casa editrice nel suo Paese disposta alla pubblicazione.

Con l'intervento del Prof. RoELoFs e del Prof. BAARDA, presidente e segretario generale della F.I.G. dal 1955 al 1959 e dell’accennato Ing. Harkink, si iniziarono le trattative con la casa editrice ARGUS di Amsterdam, diretta dal sig. Ditters, la quale dopo numerose e pressanti sollecitazioni, accettò l’incarico della pubblicazione del DIZIONARIO MULTILINGUE della F.I.G. con l'assicurazione di un congruo ver samento anticipato a fondo perduto.

Il DIZIONARIO della cui utilità è superfluo accennare si compone: — di circa 6.000 termini con il francese lingua di base, ciascuno con una definizione; — di termini complementari introdotti per la chiarezza della definizione e con le loro equivalenze tedesche ed inglesi; — di esempi destinati a rendere il Dizionario più vivo e per evitare le false interpretazioni; — di un indice alfabetico dei termini in lingua tedesca (in pagine colorate); — di un indice alfabetico dei termini in lingua inglese (in pagine colorate); — di un indice alfabetico dei sinonimi francesi (in pagine bianche).

Inoltre M. W. B. Williams, già presidente dell'American Congress Surveyng and Mapping, ha inviato le equivalenze americane di certi termini. Queste equivalenze figurano nell’indice inglese distinguendosi dalle equivalenze inglesi con l’indicazione (USA).

O. FANTINI