| PERCHE’ LA SIFET?

Discorso inaugurale del XII C. N. Viterbo 26-29 ottobre 1967 Mariano Cunietti, Presidente Signore, signori, la vostra presenza a questo nostro XII Convegno altamente ci onora. Ve ne ” siamo sinceramente grati. Ma non ci inorgoglisce. Siamo perfettamente consci che, per la maggior i parte di Voi, siamo degli sconosciuti.

Cos'è la SIFET? si chiedono costoro. Ma anche quell'altra parte di Voi che ci conosce, non può, io credo, fare a meno di porsi una domanda: perché la SIFET?

Ambedue le domande sono legittime e pertinenti. Ignorarle sarebbe possi bile ma non giusto, ma non conveniente. Affrontarle é però assai complesso e non privo di insidie.

Dietro la sigla si può trovare il vuoto, la mancanza di qualsiasi giusti ficazione, o validità, o significato o scopo. Ma é un rischio che val Ia pena di correre per superare il pericolo dell’ambiguità, che è latente in molte pie ghe dell’organizzazione sociale, e dell'abitudine che puntella molte vacue ma sgargianti inutilità.

Dunque lasciamoci venire incontro queste domande.

Cos'è la SIFET? Perchè la SIFET?

Il nostro Statuto è, come ogni buon Statuto, un recipiente di belle parole, appropriate e ben connesse a formare un vaso, ma il contenuto vero lo dobbiamo mettere noi. Dunque esso dice: "La SIFET é una Associazione di esclusivo carattere culturale ed ha lo scopo di contribuire in Italia allo sviluppo degli studi e delle ricerche nel campo fotogrammetrico e topografico, di perfezionare la cultura professionale degli iscritti e di dare il proprio apporto all'affermazione italiana all'Estero, nel quadro della collaborazione internazionale”.

Ho ragione di dire che sono belle ed appropriate parole!

Ma la risposta alla domanda deve venire dal contenuto non dal recipiente. La SIFET é una Associazione di esclusivo carattere culturale; ciò vuol dire che non provoca un lucro per nessuno, lucro nel senso più piatto e meschino della parola; non fa aumentare i nostri capitali ed i nostri redditi.

Di ciò tutti siamo ben sicuri. Ma un certo lucro in senso più generale ed elevato deve pur generarlo se vogliamo che esso sia un fatto positivo nella società. Altrimenti non avrebbe ragione di essere.

Le frasi che seguono precisano l'ambito di questo lucro. La prima afferma: «... contribuisce allo sviluppo degli studi e delle ricerche nel campo fotogramme trico e topografico ».

Come vedete l'ambizione non manca alla SIFET, e questo scopo è somma mente ambizioso, di quella ambizione dello spirito che non è peccato ma che purtroppo è solo un po’ un'illusione. In che modo, con quali mezzi, in quale luogo la SIFET, senza casa, raminga in varie città d’Italia ogni quattro anni, può contribuire agli studi, alla ricerca, al progresso della fotogrammetria e della topografia? Finora non mi risulta abbia potuto mai farlo, e non mi illudo che possa farlo in futuro. Né può mascherarsi da contributo il vago stimolo alla ricerca ed agli studi che proviene dall’appoggio morale di cui la SIFET è ge nerosa con coloro che in ambienti appropriati, con mezzi idonei cercano di condurre avanti la glorioga tradizione italiana nei due campi. T




Se non può fare questo in Italia é difficile che possa riuscire a qualcosa all’estero, a realizzare cioé quel compito indicato dall'ultima frase:

In questo campo qualcosa di più forse può essere fatto dalla SIFET se, come organizzazione nazionale compatta, efficiente e ben ordinata, si presenta a rappresentare l’Italia in seno ad alcune organizzazioni internazionali (in pratica per ora una sola).

Questa rapida rassegna dei lati negativi del contenuto del vaso che reca l'etichetta « Scopi della SIFET» serve a creare il dovuto drappeggio scuro di fondo, sul quale fare, con maggiore evidenza, risaltare quella parte del con tenuto positivo sul quale intendo insistere e dilungarmi, ma non troppo, per non. tediarVi, in questo mio discorso d’apertura.

Proprio per questo gioco di colori, debbo qui affermare che la frase cen trale degli scopi di Statuto, « perfezionare la cultura professionale degli iscritti » pecca, a mio avviso, di eccessiva modestia. Sembra questo un compituccio mar ginale di minor conto. E non è vero, esso è uno dei compiti più importanti della moderna Società, e di quella italiana in particolare.

Volgiamo lo sguardo attorno a noi.

Quali sono le caratteristiche del mondo moderno? quali le sue componenti più importanti?

Qualunque sia il giudizio morale o di valore che noi formuleremo al termine di questa panoramica sul mondo, qualunque siano i sogni che popolano le nostre aspettative o 1 nostri rimpianti, è certo che il mondo attuale è puntellato sul la tecnica. E’ un traliccio di azioni tecniche che lo sostiene, un tessuto sempre più minuto e capillare di operazioni tecnologiche. Non é questo tecnicismo © meglio questa struttura tecnica della società attuale che, come suggerisce il pes simismo di qualcuno, conduce l’era moderna verso l’involuzione più tetra. E’ la scomparsa nell'uomo dell’autocoscienza che gli permetta di vedere nella tec nica una scelta dei mezzi di convivenza e quindi un atto di libertà sempre più totale, anziché un prevalere del meccanicismo sul volontarismo, una di struzione progressiva e inestinguibile dall’iniziale stato di natura supposto, erroneamente, quello di massima libertà.

No! la tecnica é, se lo si vuole, sempre un prevalere dell’uomo, anzi il più alto prevalere dell’uomo sulla natura: il prevalere che consegue dalla scienza che fa tanto superbo l’uomo.

Che sarebbe mai la scienza dell’uomo se non sì concretizzasse in questo palese dominio, il dominio della tecnica sulla natura, in questo fare e produrre che è la più alta espressione del conoscere? Sarebbe una confessione di impotenza.

La tecnica non opprimerà l'uomo se la consapevolezza del valore umano di ciascuno sarà sempre posta in evidenza, se l’uomo singolo non verrà lasciato solo a portare il peso e le responsabilità della tecnica, se il mondo dei tecnici si sforzerà di ritrovare nella unità dell'azione la coscienza di coincidere con il mondo degli uomini e di sentirsi al servizio di questi.

Quando cioé l'isolamento, l’aridità, la solitudine del tecnico si scioglieranno nella socialità e in essa troveranno i compagni di lavoro, lo scopo del lavoro, l’aiuto reciproco.

Mi sono lasciato un po’ troppo prendere dall’argomento, e forse qualcuno penserà che ciò mi ha portato fuori tema.

Perchè la SIFET? - Penso forse che la SIFET abbia a che fare qualcosa con tale grosso pro blema della tecnica, della socialità, dell'uomo, del mondo, dell’era presente, del suo futuro? Non arrossisco a dire di si.

Non ho paura di affermare che in tutto questo grande problema che ri guarda sé stesso e che l’uomo deve risolvere, Ila SIFET ha il suo piccolo, modesto se volete, ma ineliminabile compito. Un compito da uomini, per gli uomini. 3




La tecnica é arida ed il tecnico tende ad inaridirsi come uomo; la tecnica, incombente con i suoi problemi analitici, limita le intuizioni sintetiche; la tecnica punta sulla standardizzazione, contro la genialità dell'individuo; la tecnica tende alla routine, all’addormentamento nell’abitudine contro lo slan cio giovanile verso il nuovo; la tecnica tende all'isolamento della specializza zione per la massima efficienza, contro lo spreco della comunicabilità e com prensione fra uomini.

Questo è anche vero per i topografi che sono dei tecnici in un mondo di tecnici. Ma alcuni difetti della tecnica vengono esasperati proprio a causa del particolare ambiente ove opera il topografo.

E’ tipico l'isolamento in cui opera. Il topografo è raramente membro di una équipe numerosa, e perciò gli sono negati anche i più elementari scambi fra uomini. La topografia è scienza antica, ha a che fare con problemi antichi quanto l’uomo, che si sono costruiti una loro tematica operativa che facilmen te addormenta. Il rilevamento è un’operazione iniziale in qualsiasi ciclo pro duttivo, ed il rilevatore vede la sua opera assorbita e quasi distrutta dalle suc cessive più appariscenti e vistose realizzazioni.

Queste prevalgono e sicuramente mascherano quel contributo iniziale pur indispensabile. Ecco perciò che lo stesso topografo si sente estraneo a quel la realizzazione nella quale non ritrova nulla del suo lavoro.

Chi vede nell’autostrada la paziente opera di rilevamento dell'asse e delle sezioni; chi, nel problema urbanistico, riconosce l’importanza del dato in base al quale ogni decisione viene presa; chi, nella diga, nel canale, nella linea elet trica, nella bonifica ormai realizzate vede e sente un'opera cui il topografo ha, con insostituibile faticoso lavoro, partecipato.

Spesso il topografo si sente un vecchio, un tollerato.

Tutto ciò noi lo sappiamo, non é vero?

Ma come fare allora per portare ad ogni topografo questa convinzione che gli manca, un po’ di giovinezza, un po’ di consapevolezza della sua utilità? Voi non riderete spero se ora dico che la SIFET ha, deve avere e deve as sumersi questo compito. Sono sicuro che non ridono i topografi che questi problemi sentono e vivono.

Questo compito si può vedere articolato in questi tre importanti interventi:

Collegare, aggiornare, rivalutare.

Collegare: è una operazione umana delicata ma, sostanzialmente, semplice. Ciascuno si sente isolato quando sente solo suoi i problemi, le ansie, le attese, che lo seguono nel suo lavoro e lo tormentano. Ma quando. si accorge che gli stessi problemi, le stesse ansie, le stesse attese, caratterizzano l’'operare di molti altri uomini, si sente membro di una collettività o, come oggi usa, socialmente integrato.

Quando se ne renderà conto si accorgerà che il fatto è naturale: ma se non lo si va a cercare questo lavoratore isolato e non gli si dice con semplicità, con franchezza che é uno dei tanti, é difficile un autonomo riconoscimento.

La SIFET può e deve fare ciò.

Deve andare a trovare i singoli, deve invitare i singoli a incontrarsi.

Va a trovare i singoli con il suo Bollettino, nel quale i problemi umani deb bono trovare un rispettoso ed affettuoso risultato pari almeno al rigore ed alla tempestività delle soluzioni dei problemi tecnici.

Invita i singoli ad incontrarsi con i suoi Convegni annuali, nei quali le mani si stringono, le esperienze di lavoro rimbalzano di ricordo in ricordo, la co mune aspirazione, ed il comune sconforto si integrano e si attenuano, il coro di voci comuni si alza più nitido ed intonato, ad affermare la propria disponi bilità ad un servizio comunitario.

Aggiornare: ecco un problema veramente terribile nel mondo di oggi. « Chi non si aggiorna perisce» potrebbe essere uno slogan pubblicitario della nostra Società. Uno slogan terribilmente vero. 9




Perisce come tecnico, ma anche come uomo, perché é il rinnovarsi uno degli elementi degli organismi vivi. La vecchiezza dei metodi, degli strumenti, delle mentalità trascina in una precoce vecchiaia anche l’uomo. Lo stimolo della no vità, la curiosità, l'attesa del miglioramento del risultato e delle condizioni di lavoro, il sapersi vivo tra vivi, ringiovaniscono, stimolandola, la condizione umana del tecnico.

Parlo naturalmente di quegli organismi ancora vivi che reagiscono agli stimoli, e non di quelli ormai atrofizzati nella negazione di ogni progresso.

Pensate che molti giovani dopo gli studi, durante i quali non sempre, di ciamolo sottovoce, hanno avuto contatti validi con le novità che la scienza e la tecnica continuano a produrre ancor oggi in una disciplina così antica; que sti giovani appena usciti dalla scuola vedono tagliato ogni canale di infor mazione tecnica e perpetuano nel tempo il grado di conoscenza raggiunto con. l'abilitazione o la laurea.

Aggiornare il topografo isolato é perciò una attività che ha riflessi positivi sia umani che sociali, sia cioé sull'uomo topografo, sia sull’organismo che di questo tecnico si avvale.

La SIFET sa di avere questo grande compito dell’aggiornamento dei tec nici topografi, lo sa perchè se lo sente come impegno costituzionale, e poi perchè guardandosi in giro vede che nella struttura della scuola tali mezzi di aggior namento post-diploma o post-laurea non esistono, e se esistono sono assai scarsì ed assai poco‘incisivi. Vede poi che, tanto più per i topografi che operano per lo più isolati, anche l'organismo entro il quale operano e per il quale operano non crea stimoli all’aggiornamento e tanto meno ne offre i mezzi.

La SIFET può compiere tale azione?

Non è certo semplice questo impegno; ma i mezzi esistono. Sono i mezzi tradizionali; informare attraverso una stampa attenta e solerte, che porti a conoscenza dei più le novità tecniche-scientifiche, che crei e mantenga i contatti con gli ambienti scientifici e di ricerca, che promuova più capillarmente e coa diuvi la pubblicità dei mezzi tecnici che l'industria nazionale e mondiale mette a disposizione di tutti gli operatori.

Ecco perchè ritengo che il Bollettino trimestrale della SIFET sia la ragio ne d'essere stessa della Società. A questo Bollettino come strumento di un ag . giornamento continuo, anche se purtroppo assai blando, va quindi dedicato il massimo sforzo vitale della Società. Ma anche il Boliettino da solo non basta. Il contatto diretto, la discussione, la osservazione e la constatazione personale so no coadiuvanti e stimolanti indispensabili ed efficaci dell’aggiornamento. o

Questo nostro Convegno serve anche a ciò. A ciò servono poi tutti quei Convegni meno lunghi ma altrettanto salutari che le singole Sezioni o gruppi di Sezioni nelle quali si articola localmente la Società, dovrebbero organizzare per discutere problemi singoli, prendere visione di metodi e strumenti nuovi.

Se penso a quanto utile potrebbe essere questa Società nel campo dell’ag giornamento tecnico professionale, mi esalto e mi scoraggio ad un tempo. Mi esalto per il valore umano e sociale del compito, mi scoraggio perché ciò im plica un tale impegno di tempo che è ben lungi dall’esser disponibile in coloro che governano questo sodalizio.

Rivalutare: è il terzo momento che una avveduta attività della Società non può fare a meno di considerare. In sostanza rivalutare relativamente ai compiti cul turali, e quindi non sindacali o di categoria, vuol dire far sapere al tecnico che lavora nell’ambito del rilievo topografico quanto é importante il suo lavoro. Ciò non per insuperbirlo, ma per dargli quel contenuto di coscienza ideale che va al di là di ogni ‘prosaica considerazione di utile monetario, mantiene vivo lo stimolo al lavoro, ne crea la giusta ambizione, tempera i disagi ed i malu mori. Il geometra « condotto» che in un piccolo comune rileva il territorio che servirà per un piano edilizio più organico, per una sistemazione del riforni mento idrico, per un raccordo stradale, deve sapere di essere un elemento del 10 |




i progresso sociale, sia fisico che morale, del suo paese e di iutto il Paese. L’operatore deve essere conscio che se opera bene, ciò che verrà progettato sui suoidisegni, ciò che verrà costruito in base alle sue misure, verrà progettato e costruito meglio.Rivalutare però vuol dire inoltre, che viene richiamata sul lavoro del topografo l’attenzione di tutti gli altri. In particolare di quei più diretti utilizzatoridella sua opera, poi via via di tutti gli altri che usufruiscono di riflesso diquesta opera. iLe dimensioni delle strutture industriali moderne sono sempre tali da richiedere una progettazione sulla carta. Quanto essa sia costata di sforzo tecnico e di sforzo fisico, coloro che sapientemente distribuiscono edifici ed operecivili su quel quadrato di carta, non sanno e non comprendono.i Ben lo si intende quando, a volte, proprio da questi utilizzatori, in sedeprivata o pubblica, ci si sente fare proposte assurde, esigenze di precisionecampate per aria che rendon conto dell'ignoranza del proponente, della suaassoluta incompetenza in fatto di possibilità del rilievo.Queste stesse persone, trancian giudizi e prendono decisioni; sfornano capitolati e giudicano gare, ed a volte, persino, collaudano opere topografiche.Se ancora Bollettino e Convegno annuale sono i mezzi per portare agli operatori nell’ambito del rilevamento quella consapevolezza dell'importanza, del valore, della necessità della loro opera, come raggiungere tutti gli altri, quelli chesi avvalgono del lavoro del topografo, ma topografi non sono? Come mettere in| evidenza sotto gli occhi di costoro il lavoro del topografo, perché lo apprezzino,perché lo rispettino, perché riconoscano che un pochino del plauso finale perl'opera compiuta gli spetta, anche se sta là con i suoi cannocchiali, treppiedi,triplometri, bindelle, lontano nel tempo, e a volte anche nello spazio, alle origini dell’opera, che ora imponente si erge davanti ai costruttori ed a tutti?Non potrà essere riconosciuta un pochino di gloria e di fama anche al topografo!Ma come fare ciò? Come deve operare la SIFET per ottenere questo riconoscimento?Ecco, qui davanti a voi io so di compiere un po’ questo compito: rivalutareai vostri occhi l’opera dei miei colleghi topografi. Ed a voi raccomando di parlaread altri di questa realtà un po’ trascurata: il topografo e il suo lavoro.Rientrano poi in questo compito di valorizzazione dell’opera del Topografogli sforzi che la SIFET sta compiendo in alcune direzioni. Prima di tutte quelladi promuovere la costruzione di una nuova carta tecnica del suolo nazionalealmeno alla scala 1:10000. Di questa carta la SIFET si è sforzata e si sforza e sisforzerà di sottolineare la necessità, l'utilità, l'urgenza sia presso gli Organi governativi centrali, sia amministrativi periferici, sia infine presso tutti gli utilizzatoripossibili. E’ un lavoro di persuasione e di formazione dell'opinione pubblica perraggiungere il quale, vi garantisco, non verranno risparmiati i mezzi ed i metodi.Se questi che ho tentato di illustrare sono i compiti che spettano alla SIFET.non vé dubbio che, a dispetto di ogni pessimismo, la sua funzione é valida, lasua presenza é necessaria.Se le risposte che essa ha dato non sempre sono state tempestive ed efficacicome le esigenze lo richiedevano, non faccia meraviglia. Le difficoltà sono statee sono dure. Difficoltà di carattere organizzativo e di ordine finanziario.Ma quello che ritengo fondamentale, anche perché estremamente autoeducativoé un proposito che vorrei fosse di tutta la SIFET. Quello di fare da sé.Dobbiamo sentire che se la SIFET ha un senso ed un valore, dobbiamo nonsolo ad essa chiedere, ma anche dare in proporzione. Se la SIFET ha un suocompito é giusto che siano i suoi membri a sostenerla. Se la SIFET ha unacerta utilità, adempie ad un certo servizio, é di conseguenza necessario chequesta utilità, questo servizio vengano remunerati non per un guadagno personale, ma per far vivere un bene comune.il




Una società, come la SIFET o ha la volontà interiore di vivere e di mantenersi, oppure é destinata a perire. Essa non attende aiuti se non da coloro chesì riconoscono in essa come membri di una medesima comunità. Questo é unprincipio di schiettezza morale che detesta le ambiguità.E’ perciò un appello questo, che rivolgo ai soci tutti della SIFET; se noivogliamo mantenere in vita il sodalizio é dal di dentro di esso che debbonosorgere le forze di sostentamento. Non aspettiamoci che altri ci soccorra, se nonsappiamo soccorrerci da soli!E° un appello alla loro attività organizzativa interna che deve rendere coerenti i nuclei fra loro per meglio adempiere allo scopo che lo statuto proclama.E’ un appello alle società industriali affinché vedano nella SIFET un utilestrumento per la diffusione e la propaganda dei loro prodotti. Siamo lieti diessere sfruttati in tal senso perché non potrà che venirne un beneficio al lavorodi noi tutti .E° un appello agli organismi statali che pur senza confondersi con questalibera organizzazione, ne appoggino e sostentino i nobili intendimenti.E° un appello alle organizzazioni di categoria con le quali la SIFET nonsì pone in concorrenza, ma si affianca con i suoi scopi a volte comuni, maper lo più complementari; é un appello ad esse per non essere da esse ignorata,ma conosciuta, apprezzata, valorizzata nei suoi scopi che essenzialmente traboccano in vantaggi umani sui suoi aderenti.E' un appello ai liberi professionisti perché, sparpagliati in tutta Italia, sisentano riuniti negli interessi ideali del lavoro comune, nelle comuni responsabilità, nel consapevole convincimento di operare per un bene generale.E’ un appello ai ricercatori, agli scienziati, perché non si isolino, non sentano sminuita la loro funzione quando ad essi si chiede un po’ di divulgazione;perché si volgano indietro e adattino le loro scoperte alla moltitudine di operatori che li seguono nella dimensione della pratica operativa quotidiana cheha altre esigenze e necessità.E'un appello infine, ed è un appello più caldo e pressante, a tutti coloro cheoperano nella scuola per insegnare le discipline topografiche.Sappiano che la SIFET guarda ad essi con particolare amore ed interesse, perché é consapevole che sopratutto nelle loro mani é l'avvenire dellescienze topografiche; ‘esso é riposto in quei giovani che dalla loro parola masoprattutto dal loro esempio, apprenderanno ad operare con coscienziosità e conpassione.Sappiano che la SIFET conosce i loro sacrifici ed i loro problemi, che li stima e vuole cooperare a che tutto il contesto sociale li stimi e li apprezzi.Sappiano allora tutti gli insegnanti di topografia, che nella SIFET possono trovare quello strumento di unione interna al di sopra del terribile isolamento in cui possono cadere, e di collaborazione esterna con tutte le altreforze che operano nello stesso campo.Sappiano che attraverso la SIFET, la loro voce, non già di protesta sindacale che non é compito della SIFET fare ciò, ma di richiesta di riforme,adeguate al mondo moderno sia nei programmi sia nelle strutture didattiche,sia nella rivalutazione del loro valore, la loro voce risulterà ingigantita, perchénon sarà voce isolata, non sarà voce uniforme, ma la polifonia delle adesioni ditutte le altre categorie la renderà più convincente e più ascoltata.Sappiano infine che nella SIFET, nel suo Bollettino, nei suoi Convegni possono trovare la palestra nella quale ampliare il respiro delle loro conoscenzetecnico-scientifiche, consolidare la loro preparazione, esercitare il loro spiritocritico e le loro curiosità scientifiche sia nel campo dei problemi della didatticasia in quello della ricerca applicativa e teorica.Sappiano che la SIFET li attende tutti perché sa di avere bisogno di loroper il presente ed il futuro.Con questo appello, la cui retorica spero non abbia fatto velo alla since12