PRINCIPI PER IL COLLAUDO DI UNA CARTOGRAFIA GENERALE ALLA SCALA 1:10 000 COMUNICAZIONE UFFICIALE AL XV CONVEGNO NAZIONALE SIFET PALERMO 25-30 SETTEMBRE 1970



Ugo Bartorelli* .

Collaudi di carte rilevate se ne è già fatti tanti; sulla base della conoscenza e dell’esperienza di come finora si è proceduto, siamo qui riuniti per formulare i principi generali cui il collaudo della nuova cartografia generale 1:10000 deve attenersi.

Ho detto « siamo », perché a me non avete affidato che la parte di introdut tore dell'argomento, riservandovi — spero — di intervenire in molti per appro fondirlo. Per buona sorte nulla abbiamo da decidere, ma molto — ritengo — da proporre, suggerire e dedurre, impegnati in un compito assai difficile come ogni volta che dalla rielaborazione di cognizioni teoriche e atti operativi vogliamo dedurre, con lavoro di sintesi, sempre arduo, principi e criteri generali; un com pito nel quale dobbiamo sentirci impegnati tutti; chi in passato i collaudi li ha fatti e chi li ha superati.

L'argomento, oltre che difficile, è poco gradito per chi lo tratta e chi lo ascolta, dato che il collaudo, di sua natura, ha necessariamente carattere fiscale; il suo lavoro potrebbe sembrare in completo passivo, tanto è vero che esso non sarebbe necessario se tutti i rilevatori fossero idonei, capaci e rispettosi dei capitolati.

Voglio invece partire dalla ipotesi che i rilevatori (e per « rilevatori » intendo e intenderò nel seguito Ie ditte private appaltatrici dei rilevamenti) abbiano tutte le qualità migliori, proprio al fine di attribuire al collaudatore (e con « collau datore » voglio indicare la commissione di collaudo) la rigura di consulente e di collaboratore del rilevatore, di suo corresponsabile. Ei questa ipotesi l'enun- ( ‘ciazione del primo nostro principio fondamentale a cui agganciare tutti gli altri principi informatori da proporre; é ovvio che, se dal collaudo essa dovesse dimo strarsi errata, dopo una fase di tentativi per sanare errori ed omissioni, la que stione diventerebbe di competenza dell'ente committente della carta per la ap plicazione delle norme previste dal capitolato.

Il capitolato per noi è la legge; come tale non va discusso, ma interpretato nel suo spirito insieme al rilevatore; supporremo che esso sia già stato compilato e approvato dall’ente committente; chi non lo ritenesse ben fatto ovviamente non potrebbe accettare la parte di collaudatore. Abbiamo esempi recenti assai validi di capitolati per carta generale 1: 10 000, dove la qualità e la quantità ed i tempi delle operazioni di collaudo sono sempre indicati.

E’ il collaudo infatti a garantire che può essere data fiducia alla carta; non fosse altro perché, anche nella nostra ipotesi che esclude a priori la malafede del rilevatore, in esso la carta — ossia ogni operazione per il suo allestimento — viene vista per la prima volta da un occhio diverso da quello di chi l’ha rilevata.

Sotto questo aspetto è quanto mai necessario il collaudo di una carta! Quando * Istituto di Topografia della Facoltà di Ingegneria della Università di Padova. 65




ne acquistiamo una è come venire in possesso di uno scrigno che può contenere un tesoro di informazioni di ogni specie, o contenere pressoché nulla o addirit tura qualcosa di dannoso che ci fa perder tempo. Ed invero mentre per una qual. siasi opera d'ingegneria, la sua stessa concretezza già garantisce un minimo di senso di responsabilità e di serietà da parte del costruttore (l’opera dovrà stare su!) da una carta generale male o incompletamente rilevata, invece, lungi dal provocare crolli o calamità, non deriva che un danno economico a carico dello Stato, di solito difficile da scoprire; quasi sempre, invece, grosso e indebito profitto, ahimè, per il rilevatore infedele! * * %*

E’ la cartografia scienza antica. Solo però da poco più di un secolo sono state istituite in Europa le grandi carte topografiche generali di Stato, nella veste e con le qualità moderne, che invero solo di recente, con l’avvento dell’aerofotogram metria, hanno conseguito grande obbiettività ed omogeneità in tutta la loro estensione.

E’ con il lavoro di soltanto tre generazioni che la nostra carta topografica generale, la carta rilevata 1:25000, è diventata quel prezioso documento di con sultazione, capace di fornire informazioni sullo stato attuale — o meglio ad una certa data — del nostro territorio; informazioni di carattere generale, ossia di interesse comune a tutti quei rami della scienza e della tecnica che del terreno fanno oggetto o supporto dei loro lavori.

La nuova generazione avrà il compito di allestire la nuova grande carta gene rale rilevata, facendone un elaborato tanto più prezioso quanto consente la sua scala 1:10 000. La sua capacità in fatto d'informazioni risulta notevolmente mol. tiplicata (in teoria x 6,25) sopperendo così alle necessità di molti tecnici (ma le facciano avanti per tempo, questi tecnici, le loro esigenze!), pur essendo quelle ‘ degli specialisti sempre affidate alle carte tematiche, che dal nuovo 1:10 000 si deriveranno.

Di questa sua capacità, ossia di questa sua utilità generale, e del fatto che la carta possieda le tre qualità fondamentali — precisione, fedeltà nella rappresen tazione del terreno e chiarezza — saranno responsabili il capitolato e, subordì- natamente, il collaudo nell’accertare che siano rispettate le tolleranze e le norme del capitolato.

Mentre le prime, espresse da numeri, non si prestano ad ambiguità, le altre possono essere suscettibili di interpretazione; inoltre talvolta il rilevatore è co stretto ad una scelta dei particolari che devono essere rappesentati sulla carta, quando non è possibile che tutti vi siano consegnati senza menomare la chiarezza in specie per le carte a piccola ed a media scala e ad un solo colore.

In questa interpretazione, in questa scelta è quindi da stabilire il primo motivo di incontro e di consultazione fra rilevatore e collaudatore. Per buona sorte la scala 1:10000 consente quasi ovunque la rappresentazione di tutti i particolari del terreno di interesse generale, sicché la suddetta scelta è raramente necessaria, o lo è solo laddove l’opera dell’uomo, che costituisce l’aspetto più importante e appariscente di una carta, è stata così intensa da indurre a rilevare fin da adesso — c’è da auspicarlo — alla scala 1:5 000.

Comunque la natura del primo motivo d’incontro — e non solo esso — già mi induce a proporre subito il criterio secondo il quale distribuire nel tempo il collaudo della carta. 66




Che esso non debba avvenire a carta già rilevata — ossia, talvolta, davanti a ciò che non è più rimediabile —bensì in più tempi, al termine di ogni fase di lavoro per constatare la correttezza e dare il nulla osta all’inizio della fase suc cessiva, credo sia opinione generale già scontata, con beneplacito di appaltanti e appaltatori; è anzi norma già introdotta nei più aggiornati capitolati. Ma anche con tale criterio, fase per fase, il collaudo avviene in forma discontinua, un po’ a singhiozzo; il collaudatore si trova di ironte tutta insieme una gran mole di ri sultati su cui documentarsi im_breve tempo; la sua azione riesce meno valida ed Il lavoro del rilevatore ristagna. " i __r———————_——_—_———TT -

Ritengo invece che il collaudo debba procedere addirittura di parì passo — ed in questo consiste il secondo principio generale che propongo — con il rileva- 2 mento, per la sua maggior efficienza, il suo minor costo totale e per la maggiore tranquillità del rilevatore stesso. Gli interventi del collaudatore, tenuto sempre al corrente dal rilevatore sullo stato di avanzamento del lavoro, dovranno avvenire in qualsiasi momento presso l'operatore sul terreno, durante i calcoli, la restitu zione, il disegno e le scritture, la revisione e la preparazione dei tipi per la stampa, al fine di evitare che certi errori o omissioni si perpetuino, di scoraggiare even tuali deviazioni, di raccogliere dati di fatto ed elementi di giudizio di ogni specie anche sulla personalità degli operatori, con il risultato di ridurre a nulla o al minimo le ripetizioni (questo è lavoro in vera perdita) delle operazioni sul terreno e dei calcoli.

Ritengo che seguendo questo principio il collaudo debba costare meno e venga a costituire la struttura portante della validità della carta; è una convinzione questa che certo mi proviene dalla mia origine di topografo dell’I.G.M., dall'aver potuto constatare che il miglior collaudo sta nell'opera continua dei capi delle sezioni degli operatori in campagna, e dei capi dei reparti nei lavori in sede. * x

Soffermiamoci ora a considerare come le varie fasi del lavoro del rilevatore possano essere affiancate e controllate dal collaudatore, cominciando dalle ope razioni aventi caratiere geometrico.

Il progetto della presa aerea, tenendo presente che dalla sua buona esecuzione si avvantaggiano i più costosi aspetti dell’allestimento — appoggio al terreno e restituzione —, dovrà essere minuziosamente curato con l'assistenza del collau datore; dato che da noi esiste ovunque la carta 1:25000, si controllerà in parti colare che le distanze fra gli assi di volo siano state determinate con il metodo dei listelli quotati, e ben individuati a priori i riferimenti al terreno da essere utilizzati dall’osservatore di volo per la condotta rettilinea delle strisciate.

Effettuata la presa se ne effettueranno i controlli correnti; in particolare con verrà ripetere le strisciate che presentino per tutta la loro lunghezza sovrapposi zione, con quelle limitrofe, scarsa da un lato ed eccessiva dall'altro, affinché i punti di vincolo laterale non risultino mai troppo prossimi ai margini dei fotogrammi; e per riempire gli eventuali « buchi » converrà a volte, per tener conto dell’eco nomia generale del lavoro, ripetere tutta una strisciata, piuttosto che limitarsi ai pochi fotogrammi necessari per coprirli.

Anche nel progetto di utilizzazione delle reti trigonometrica e di livellazione di Stato e nel progetto dei loro raffittimenti e della determinazione dei punti di ap poggio dovrà esercitarsi la consulenza del collaudatore, per constatarne la conve nienza e la validità in relazione alla conformazione e alla copertura del terreno

Gf




ed alla maniera con, la quale l’aerotriangolazione o gli stereogrammi risultino serviti di appoggio al terreno.Particolare attenzione sarà rivolta dal collaudatore al progetto di aerotriangolazione (se tale prassi è prevista per creare l'appoggio dei singoli stereogrammidella presa) nel senso che tale progetto non dovrà seguire schemi rigidi, astratti,convenzionali, e universali, bensì dovrà essere funzione della conformazione, copertura boschiva, e accessibilità del terreno e della posizione dei punti trigonometrici già disponibili nella zona, al fine di sfruttare al massimo i vantaggi dieconomia che può offrire l’aerotriangolazione. La validità di questo progetto puòessere accertata solo sul terreno dall'operatore, al quale deve essere riconosciutaia facoltà di variarla in relazione alle concrete condizioni incontrate. In propositoal rilevatore deve essere lasciata ampia iniziativa di sezionare strisciate e blocchisecondo criteri di convenienza economica, purché non se ne compromettano laprecisione, e dandone naturalmente notizia motivata al collaudatore.Il collaudatore da parte sua solleciti dagli operatori l'iniziativa del rilevamentodi tutti quegli elementi sovrabbondanti di controllo che, mentre percorrono il terreno per il loro lavoro, si accorgono di poter creare in brevissime soste; alludo aicontrolli altimetrici, che non sono mai di troppo, ottenibili con zenitali lanciateo raccolte da punti noti, e anche fra punti riconosciuti sui fotogrammi, che sarannodeterminati solo in sede di aerotriangolazione, il cui dislivello risulterà così controllato da una determinazione di maggior peso.Un buon operatore, conoscitore dei metodi di aerotriangolazione e della possibilità di fotointerpretazione dei punti di appoggio, può senza perdita di tempomoltiplicare talmente l'appoggio dell’aerotriangolazione su un territorio già provvisto, come il nostro, di una regolare rete di triangolazione, che come ho già dettoaltre volte, mi sembra che per una semplice integrazione di appoggio fra stereogrammi, quale alla fine risulta il lavoro, non si dovrebbe scomodare il termine« aerotriangolazione ».Circa il progetto della restituzione dovrà essere ben stabilito l’ordine in cui glistereogrammi dovranno essere restituiti (in specie se l'appoggio sarà stato fattodirettamente al terreno), al fine di prevedere gli eventuali punti fotogrammatici diappoggio da determinare durante la restituzione per servire stereogrammi limitrofi.Del lavoro di determinazioni geometriche sul terreno saranno controllate dalcollaudatore le operazioni della segnalazione a terra e del riconoscimento o riferimento sui fotogrammi di una percentuale (dal 5% al 10%) dei punti dati dicoordinate note, e dei punti di raffittimento e di appoggio determinati.In fatto di segnalazione ho ora inteso quella dei punti noti da utilizzare nelcorso delle osservazioni sul terreno e non una segnalazione a scopo fotogrammetrico. Ritengo che i punti di appoggio segnalati per la presa aerea siano utiliagli effetti planimetrici della restituzione, ma addirittura dannosi agli effetti altimetrici e che quindi il miglior riferimento sia sempre a particolari naturali delterreno, naturalmente scelti a ragion veduta, possedendo l’esperienza della lorofotointerpretazione. Si mediti a questo proposito che la restituzione di tutto ilmodello avviene attraverso la immagine naturale del terreno sulla quale i segnaliin bianco e nero presentano spesso alla restituzione, per motivi ormai noti, discontinuità in quota talvolta notevoli.In quanto al controllo delle osservazioni sul terreno per la determinazionedi tali punti, si potrà procedere a tavolino, con grande vantaggio economico, sesi adotterà la norma che ogni operatore di campagna invii quotidianamente al68




collaudatore copia di tutte le osservazioni eseguite nella giornata, copia ottenuta semplicemente con carta carbone, all'atto della loro registrazione, essendo le os servazioni tutte numeriche.

Enuncio questa norma proprio come_térzo principio penne che estenderemo $ anche alle fasi di calcolo, di aerotriangolazione, eventuale, e di restituzione, pre cisandolo nel seguito a questi propositi.

Mi sembra che da ciò non debbano derivare, anche al rilevatore, che vantaggi; naturalmente niente multe per le correzioni apportate ai numeri già registrati, purché restino leggibili i valori depennati, né per l'annullamento successivo di certe osservazioni. Ogni correzione ed ogni modifica deve essere ammessa fino a che non sia dato il risultato finale; d’altronde il sistema mette al sicuro dalle conseguenze degli eventuali smarrimenti o distruzioni dei libretti originali delle costose os servazioni.

Certi libretti di campagna, in perfetto stato e senza una correzione, non mi sono mai piaciuti; in realtà non sono che le belle copie degli originali, copie che contengono, oltre che tutti i pochi errori commessi dall'operatore nelle osser. vazioni, i tanti inevitabili errori ed omissioni commessi copiando gli originali.

Disponendo con continuità della raccolta delle osservazioni di campagna, il collaudatore può seguire e controllare a tavolino il buon andamento del lavoro, rivedere i calcoli che parallelamente si svolgono; e dagli scostamenti di deter minazioni di uno stesso punto, effettuate per vie diverse, può trarre già le sue conclusioni, limitando il suo intervento sul terreno a qualche determinazione non controllata o a casi di critica conformazione di intersezioni (che d'altronde possono essere respinte anche a tavolino).

Sarà anche cura del collaudatore eseguire alcune determinazioni di punti per vie diverse da quelle progettate ed attuate dal rilevatore, per saggiare la bontà dell'insieme del lavoro. Ma se i risultati non fossero positivi, prima di imputarne il rilevatore, se ne dovrà ricercare la causa, per eliminarla. A questo proposito, infatti, desidero affermare il quarto principio generale: il collaudo geometrico del rilevamento si basi soltanîo sul controllo — quando sia necessario anche con la ripetizione delle osservazioni — delle operazioni effettivamente eseguite dal rilevatore. Infatti una volta che il capitolato ha dettato norme dettagliate e tolle ranze ben precise su ognuna delle fasi geometriche, ed una volta che il collau datore ne abbia approvato i progetti e controllato la buona esecuzione nelle tolleranze stabilite, non si potrà imputare al rilevatore che, nonostante tutto, il risultato finale sia risultato scadente; se ne dovrà se mai imputare le norme stabilite dal capitolato.

A questo punto giova ricordare che è di fondamentale importanza che i mezzi di collaudo siano di precisione non inferiore a quelli con i quali è stato effettuato il rilevamento: è così ovvio che non v'è nemmeno da enunciare principi; se mai dovremo stabilire che, se le osservazioni del collaudo non sono di peso molto più grande rispetto a quello delle osservazioni del rilevamento, dovremo ampliare cor. rispondentemente le tolleranze stabilite dal capitolato; ad esempio nel caso che le une e le altre siano state della stessa precisione, come ritengo si debba operare, la tolleranza dovrebbe essere moltiplicata per la”Tadice di due, come già sl. è “Tatto ti alcuni collaudi. Pertanto i capitolati, oltre alla precisione dei rilevamenti, “quvranno stabilire Ia precisione dei mezzi e dei metodi ammessi per il collaudo (ad esempio certe poligonali, che ho visto talvolta eseguite a scopo di collaudo, mi sembra possano servire assai male allo scopo). 69




Un altro criterio che ritengo debba essere affermato è che errori più grandi della tolleranza non debbano essere motivo per il rigetto di un lavoro quando non si presentino più numerosi del tre per mille dei controlli eseguiti. In tal caso basterà apportare le dovute correzioni.

Per concludere sull’aspetto geometrico del lavoro di campagna, si noti che è esso il più semplice da controllare, come tutte le volte che il linguaggio è affidato ai numeri, Lo stesso onesto e buon topografo di campagna, anche se ha dovuto superare grandi diflicoltà di carattere pratico per le sue osservazioni (in specie nella determinazione dei punti di appoggio degli stereogrammi, egli deve portare talvolta le coordinate a punti nascosti del terreno), consegue la sicurezza del suo buon operato dai controlli, che continuamente dà al lavoro già eseguito e che ne riceve; se li crea sempre, non fosse altro perché sa che i suoi risultati dovranno risultare corretti in sede di aerotriangolazione o di orientamento dei singoli ste reogrammi, nelle quali operazioni sempre si fa uso di elementi sovrabbondanti.

Altrettanto semplice e scorrevole si presenta il collaudo sia della fase di calcolo (anche durante essa, d'accordo al terzo principio sopra enunciato, al collaudatore dovranno essere inviate le coordinate dei punti man mano che vengono calcolate, le eventuali correzioni, e copia dei grafici con la posizione dei punti determinati), sia dell’aerotriangolazione, cui sia stata eventualmente affidata la determinazione dei punti di appoggio delle singole coppie (al collaudatore saranno inviate quoti dianamente, nel caso del metodo numerico, le coordinate sui fotogrammi di tutti i punti osservati di appoggio, controllo e passaggio, e, nel caso dei metodi analogico o semi-analogico, le coordinate sui modelli dei punti stessi ed infine le loro coor dinate compensate sul terreno, risultanti dal calcolo), sia infine della restituzione (al collaudatore saranno inviate quotidianamente le coordinate dei punti fotogramme trici di passaggio creati fra stereogrammi, d’accordo al progetto di restituzione).

Con i dati a sua disposizione avrà controlli sufficienti per seguire il lavoro, li mitando al minimo i suoi interventi nelle fasi di calcolo, assistendo all’orientamento di alcune coppie, per l’aerotriangolazione e/o per la restituzione, alla loro resti. tuzione numerica e grafica, e facendo ripetere l'orientamento di solo poche coppie già restituite per controllare se gli scarti dal primo piazzamento stiano nella tolle ranza stabilita dal capitolato, e per saggiarvi la restituzione geometrica di un gran numero di punti.

Anche in queste operazioni quella parte del lavoro di collaudo che risulta in puro passivo viene quindi ridotta al minimo. Operazioni che, di norma, dovranno essere eseguite sempre in presenza del collaudatore sono la rettifica periodica dei restitutori e la prova della effettiva correzione, in essi, della distorsione di presa.

Un metodo di collaudo geometrico di tutto il rilevamento che ritengo sia da non attuare è quello di basarlo su una strisciata, da effettuare a proposito nella zona del lavoro, per ricavare, per una diversa via aerofotogrammetrica, il controllo delle coordinate di un certo numero di punti. A parte il grave costo del metodo — e sarebbe un costo in pura perdita — gli eventuali scarti non potrebbero essere imputati al rilevatore, per i motivi già più sopra considerati, nemmeno se tale strisciata fosse di quota minore della presa generale. Ritengo che tale prassi vada adottata, ma per sperimentare una volta tanto la validità del metodo di rilevamento stabilito dal capitolato con le sue tolleranze, agli effetti della precisione assoluta che se ne può ottenere. Una volta che il capitolato sia stato definito si potrà pretendere dal rilevatore soltanto il rispetto delle norme e delle tolleranze stabi lite, ossia una precisione che possiamo dire « relativa » ad esse.

E del resto, se non vogliamo che il costo delle carte rilevate sia eccessivo, è 70




proprio su questa precisione relativa che dobbiamo fare assegnamento, tipo di precisione che è prerogativa e pregio del rilevamento di tipo fotogrammetrico. Il capitolato fissa tolleranze generiche, per un tipo di terreno di media difficoltà, con prese aeere di media definizione (il lavoro sarebbe troppo costoso se si riferisse sempre alle più difficili condizioni). Ed allora può avvenire che, pur rispettando le tolleranze stabilite ovunque i punti debbano essere determinati, la finale rappre sentazione del terreno presenti errori talvolta fuori tolleranza, ossia che la pre cisione intesa in senso assoluto non sia rispettata. Basti pensare alle differenze di precisione assoluta che si possono ottenere nella restituzione di un terreno coperto di vegetazione e di un terreno che ne sia spoglio, o di un terreno do lomitico.

Ma in fatto di ciò che abbiamo detto precisione relativa, la carta, rilevata con il metodo aerofotogrammetrico è sempre geometricamente di gran pregio; questa sua grande precisione relativa possiamo esprimerla con il fatto che su qualsiasi li nea tracciata su di essa gli errori variano con continuità; potrà darsi che in parti colari tratti, per i motivi accennati, la tolleranza venga superata malgrado ie norme del capitolato siano sempre state rispettate; però le variazioni degli errori su tali linee si mantengono assai piccole, sicché in un intorno già sufficientemente esteso di ogni punto, la carta risulta staordinariamente fedele. vo * *

Finora abbiamo considerato il collaudo dell'aspetto soltanto geometrico del rilevamento; abbiamo adesso da trattare gli aspetti della rappresentazione del ter reno in sede di restituzione e della recognizione sul terreno al fine cartografico.

Ho nominato prima la restituzione e poi la recognizione perché ormai si sta generalizzando — a mio parere con ragione — la norma che le due operazioni si succedano in tale ordine. Oltre ad una notevole riduzione del tempo necessario alla seconda — che se viene eseguita per prima obbliga l'operatore ad annotare sui fotogrammi tutti i particolari del terreno che devono figurare sulla carta — si ottiene il vantaggio che alla fine il responsabile di questo aspetto del lavoro è unico, il recognitore, che sul terreno ha da controllare la correttezza della rappresentazione del terreno attraverso la fotointerpretazione del restitutista. La fotointerpretazione è sempre un procedimento indiziario, nel caso delle carte generali assai valido e sperimentato, ma talvolta ingannevole, da richiedere sempre il conforto dell’osser vazione diretta sul terreno da parte del recognitore, per confermare, classificare, aggiungere, chiarire ogni sorta di particolari, simultaneamente alla raccolta della toponomastica.

Tratterò insieme il collaudo di queste due fasi, restituzione e recognizione, perché costituiscono in sostanza una unica operazione, essendo la seconda una correzione, revisione e ampliamento della prima; operazione più delicata, più difficile a ben realizzare, di più laborioso collaudo, ma la più decisiva ai fini della utilità che potrà offrire la carta, quando questa carta debba essere, come nel nostro caso, una carta generale a media scala.

Si mediti quanto di ben minore impegno siano i rilevamenti a scopi speciali, in specie a scopo ingegneristico, a grande scala, dove solo conta, o conta soprat tutto, l'aspetto geometrico. Nella carta generale a media scala è assai impegnativo anche questo aspetto, in quanto, se le tolleanze sono più ampie, esse devono però essere rispettate a distanze maggiori (sia sul terreno che sui modelli della restitu zione), se si vuole che il costo del rilevamento sia ragionevole; ma alle medie scale e straordinariamente più impegnativo l’aspetto cartografico che richiede grande esperienza, capacità di sintesi e di scelta, se si vuole che la carta sia veramente 7)




generale, ossia contenga tutti i particolari di interesse comune, se si vuole che in essa non vadano completamente perdute tutte le preziose informazioni contenute nei fotogrammi aerei. Capita spesso di confrontare questi con la carta che ne è stata ricavata e di dover dire: che squallore!

A conferma di quanto ho esposto esiste già la esperienza dell’allestimento della carta 1:25000 — ed anche di altre a scala 1: 10000 — fatta da alcuni enti di rilevamento, che abili ed esperti in cartografie speciali a grande scala, si sono trovati in gravi difficoltà per la rappresentazione cartografica, in specie quando questa diventava necessariamente convenzionale; si è dovuto allora far ricorso agli specia listi di vecchia scuola e da anni esercitati nella speciale tecnica; senza il possesso della quale la carta — lasciatelo dire a coloro che sanno almeno leggerla — è brutta, infedele e confusa.

Troppo spesso si ritiene che il difficile del rilevamento finisca alla battuta di stadia sul terreno e al calcolo delle coordinate, o all'orientamento degli stereogram mi e alla restituzione autografica di punti e di linee. In realtà, per le carte generali, il compito, difficile quantitativamente e qualitativamente, comincia da questo mo mento; quando, cioè, terminato il linguaggio numerico e geometrico sempre obbiet tivo, punti e linee devono acquistare senso. Per essere capaci di restituirli, questi punti e queste linee, basta il tirocinio di qualche mese, ma per essere idonei a dar loro forma e significato obbiettivo è necessaria l’esperienza di qualche anno ad una scuola valida, seguita dalla sempre indispensabile convalida di un buon reco gnitore che percorra il terreno. Non è molto conosciuta ed apprezzata l’opera del topografo-recognitore che in definitiva è colui che fa la carta bella, fedele e chiara. A differenza di come lavora il topografo agli strumenti sul terreno, che, come ab biamo già notato, può essere sicuro e tranquillo della bontà delle sue misure quando le abbia eseguite con coscienza e capacità, il topografo-recognitore invece non può dar mai tregua alla sua attenzione mentre percorre il terreno; e cionono stante può sempre temere che qualche particolare gli sia sfuggito. Niente controlli per vie diverse, niente elementi sovrabbondanti in questo caso! E’ noto che non tutti i topografl riescono in questo lavoro di sostanza cartografica, o sentono di assumerne la responsabilità, mentre tutti possono essere utilizzati nelle triangola zioni e nelle livellazioni, nelle quali operazioni c’è il vantaggio di operare solo su un certo numero di punti ben segnalati potendo ignorare cosa esista all’intorno di essi.

Spero che tutto ciò non vi sembri una divagazione dal tema che sto trattando; è invece proprio dopo queste considerazioni che sono indotto a enunciare il nostro quinto principio generale: che il collaudo della rappresentazione cartografica del terreno si eserciti su una alta percentuale della carta (dal 10 al 20 %) sia in sede di restituzione cartografica degli stereogrammi — in parte assistendo ad essa men tre si effettua per la prima volta, in parte rivedendo la rappresentazione carto grafica di quegli stereogrammi di cui si ripete l'orientamento già per controllarne la restituzione geometrica — sia direttamente sul terreno, originale della carta alla mano. Purtroppo nessun controllo a tavolino, in questo caso; poco o nessun apporto del collaudatore al rilevatore, ma lavoro in doppio, tutto passivo. Il col laudo può perfino perdere di obbiettività davanti a scelte fatte da punti di vista diversi, che talvolta possono essere valide entrambe, con la conseguenza di risul tare più oneroso.

All'attenzione che il collaudatore deve rivolgere alla rappresentazione carto grafica mi riferirò con qualche esempio.

In quanto alle strade, una volta accertata la delineazione dei bordi in tolleranza 72




— spesso esse sono rappresentabili all’1: 10000 in vera grandezza — c'è da curare la rappresentazione qualitativa dei particolari naturali e manufatti sempre nume rosi che le affiancano (muri di sostegno, a secco, divisori di ogni specie, scarpate, tombini, ponti, canaletti, case, ecc.) e la rispondenza alla realtà dei loro rettifili e delle loro curve. Non basta il rispetto della tolleranza geometrica ad assicurare ciò, perché a volte il restitutore può trasformare un breve rettifilo in una lieve curva, o adidrittura una breve e lieve curva in un verso, in una curva nel verso opposto, pur avendone restituito l’asse con tre punti, ciascuno nella tolleranza del grafici smo; invece sui fotogrammi può ben essere constatato se si tratta di rettifilo o di curva, ed ancor meglio sul terreno dove si è portati a sopravalutare le curve stradali quando le si percorrono (se mai, per tale motivo, conviene strumentaliz zare la tolleranza grafica al fine di rendere più evidenti le piccole curvature).

Da controllare in sede di collaudo è, in particolare, la rappresentazione del terreno quando il suo andamento è verticale, roccioso o franoso, affinché non si conceda troppo alla sua rappresentazione artistica a danno della geometria, pur essendo tassativamente necessario che dal segno convenzionale la sua natura risulti definita; il contorno dei salti del terreno deve risultare sempre correttamente rap presentato planimetricamente, con quote numeriche in alto ed in basso ed, alti metricamente, con la densità, fino alla sovrapposizione delle curve di livello che si perdono nel segno convenzionale.

E consideriamo adesso la parte più dolente della cartografia, e non soltanto di quella ottenuta aerofotogrammetricamente: la rappresentazione altimetrica dei terreni coperti di vegetazione ed in particolare boschivi. Ho voluto parlarne adesso perché non vedo altra soluzione valida, per migliorarla geometricamente, che ope rando in sede di recognizione. E’ noto che nella restituzione le curve di livello vengono tracciate percorrendo con la marca la superficie del fogliame, dopo aver aggiunto alla quota di ogni curva di livello l'altezza media — ritenuta media! —, misurata ad esempio sui bordi del bosco e nelle radure. Esperienze condotte sulla questione inducono a dedurre che così operando si esce di molto — e molto spes so — dalla tolleranza, anche di quella più ampia ammessa per le curve di livello. L'altezza degli alberi di un bosco può variare fino al doppio dal bordo all’interno, e tende a rendere la superficie del fogliame meno accidentata di quella del terreno. Per migliorare il risultato può valere la annotazione da parte del restituista delle costanti da lui aggiunte alle curve di livello, ed il successivo intervento del rico gnitore che percorrendo il bosco — necessariamente per l'aggiunta dei particolari non visti dal restitutista — misuri l'altezza degli alberi e corregga di conseguenza la rappresentazione a curve di livello, da considerare valide nel loro andamento. Uno dei compiti del collaudatore è dunque quello di controllare se e come è stata effettuata questa « riduzione al suolo » delle curve di livello. Si ritiene che sia questa correzione di lieve entità? Prima di affermarlo si vada in certi boschi del Trentino, della Toscana, dell'Irpinia. Si asserisce che in terreni boschivi si possa tollerare maggiormente? Posso concordare, ma solo in parte; però si dichiarino allora sul capitolato le maggiori tolleranze ammesse, per la tranquillità del rile vatore e del collaudatore.

A proposito di recognizione sul terreno abbiamo ancora da considerare la rac colta della foponomiastica; essa non è vincolata solo alla recognizione, in quanto i toponimi, almeno certuni di importanza geografica nazionale, dovrebbero essere vagliati da specialisti. Un organo centrale nazionale che deve istituzionalmente adempiere a questo compito esiste, almeno sulla carta; « La commissione topono mastica italiana », che dovrebbe essere composta di geografi e di filologhi. Ritengo che questo vaglio finora abbia poco funzionato (sono noti errori famosi in topo nimi anche importanti!), e che la densità e la correttezza della toponomastica sia




dipesa soltanto dall'operatore che ha raccolto i nomi, spogliati dalle forme dialettali, e dagli esperti dei singoli Comuni che li hanno revisionati. Per la nuova carta.1: 10000 sarà necessario fare assegnamento in proposito sulla consulenza di espertispecifici regionali, pur essendo da ritenere valida la gran massa di toponimi,ormai convalidati dall'uso, della carta 1:25000 e delle mappe catastali.* x *Le ultime fasi dell’allestimento della carta, l'eventuale smistamento per i varicolori, il disegno, le scritture, le cornici, la revisione generale devono tutte anch'esseessere seguite e controllate dal collaudatore, ormai a tavolino naturalmente, e inmodo ovvio, con alta percentuale di superfici prese in considerazione (dal 10% al. 20 %). Egli dovrà infine anche assicurarsi e garantire della possibilità degli originali di subire in avvenire gli aggiornamenti, della loro valida conservazione in unarchivio appositamente predisposto, corredati di tutti i documenti originali, di ognispecie, che hanno portato all'allestimento.* *x *E’ ora, dato che gli aspetti del collaudo li abbiamo passati in rassegna tutti,che ci soffermiamo sulla personalità di colui che finora abbiamo chiamato « collaudatore ». Abbiamo già detto che si tratta di una « Commissione di esperti », dinumerosi esperti, manifestamente, ciascuno in un campo ben definito; perché se ilcollaudatore deve avere prestigio presso il rilevatore — e deve averlo affinché siaascoltato e rispettato, affinché si scoraggino a priori le intenzioni di sgarrare — ènecessario che sia un vero specialista della singola fase che deve seguire e controllare. Le fasi che maggiormente richiedono specializzazione tecnica, risulta daquanto ho già detto in proposito, sono quelle della restituzione e rappresentazione del terreno e del disegno degli originali; quindi come_ sesto. principio generale affermeremo che alla Commissione sono assolutamente necessari, come mem“Bri o come personale a disposizione, topografi-geometri e topografi-recognitori,fotogrammetri, restitutisti, cartografi e disegnatori cartografi; tutti molto espertiper avere effettivamente ed a lungo esercitato Îa relativa specializzazione. Nonoccorrono in questi compiti né persone di alto grado né di alti titoli, ma tecniciche conoscano bene la loro professione, la cosiddetta « arte »; con i quali non siapossibile che un solo obbiettivo linguaggio. Vemi Ritengo ciò assolutamente indispensabile per assicurare la validità del collau.do, per fare sì che la Direzione della Commissione, avendo a disposizione tuttiquesti specialisti, possa efficacemente disimpegnare la sua funzione di pilota attraverso il mare del capitolato, funzione che non può essere affidata al solo rilevatore.Vedo per l’allestimento della carta di una vasta estensione, per quanto grandeessa sia, una sola Commissione Superiore, con compiti di sovraintendenza scientificae tecnica, che assicuri omogeneità e continuità ai lavori, composta di persone digrande prestigio nel campo geo-topo-cartografico. Da essa dipendono alcune Commissioni di collaudo, la cui direzione dovrà essere affidata a persone della stessalevatura, che possano valersi dei numerosi tecnici suddetti; i quali, se l’allestimento della carta sarà molto concentrato nel tempo, non potranno disimpegnare \altri lavori. Infatti la potenzialità di collaudo di una di queste commissioni ritengonon possa superare una media di 20000 ettari al mese.La distribuzione delle commissioni di collaudo non avvenga in una sola unitàdi territorio, ma in più zone e per più rilevatori. Auspicabile sarebbe tornare all'uso di indicare sotto ogni carta i nomi dei responsabili, rilevatori e collaudatori.14