Un caloroso saluto ai partecipanti al XV Convegno porge il Prof. W. Rizzoni, Presidente della Sezione Sifet di Palermo, con le seguenti parole:
Eminenza, Onorevole, Signore, Signori, quale Presidente della sezione palermitana della Società italiana di Fotogramme tria e Topografia, sono particolarmente lieto di darvi il nostro caloroso benvenuto e di ringraziarvi cordialmente e sentitamente per la Vostra adesione alla inizia tiva della Sifet.
Un particolare ringraziamento rivolgo al Rettore Magnifico che ci ha corte semente permesso di utilizzare per l'inaugurazione del Convegno l'Aula Magna di questa Università. | i tirrenia i Li A » n i } hi di, : 9 LO k fs; "i LI A È e FP 9
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Il motivo che ci riunisce e gli argomenti che saranno ampiamente trattati nelle sedute del Convegno sono parte di un problema, quello della esistenza di una efliciente cartografia in una nazione civile, la cui attualità e la cui importanza sono ben note, ma appaiono più evidenti quando si seguano da vicino le richieste di elaborati cartografici di vario tipo e l’attività che in concomitanza si va svol gendo in questo campo in tutto il mondo.
In merito, l’ultimo numero del Bollettino Sifet ha dato notizia che nel marzo di quest'anno si è tenuta a Washington una manifestazione analoga a quella che ha oggi qui inizio: cioè il Convegno 1970 della Società americana di Topografia e Cartografia e della Società americana di Fotogrammetria, Convegno cui si sono affiancate le riunioni della Società Internazionale di Fotogrammetria.
Durante sei giorni 1 3000 partecipanti hanno discusso più di 100 relazioni in sedute contemporanee delle due Società organizzatrici e con l'intervento alla se . duta inaugurale dell’astronauta Anders il quale, assieme a Lovell e Bormann, cir cumnavigò nel 1968 la luna consentendo i rilevamenti aerofotogrammetrici che hanno portato alla pianificazione definitiva dei successivi atterraggi!
I lavori del convegno di Washington e degli altri che si vanno svolgendo nelle varie nazioni sono indice della intensa attività che pervade i settori topo grafico, cartografico e fotogrammetrico, ed interessa osservare che non si tratta semplicemente di una normale attività periodica, ma il contenuto delle relazioni e degli interventi è tale da mostrare che viviamo un periodo di intenso progresso nei campi in esame, legato in particolare all'avvento dei satelliti artificiali e degli elaboratori elettronici.
La riunione odierna vuol significare per noi l'avvio di un lavoro di ampia mole ed utilità, già caldeggiato con insistenza da decenni per il necessario alli neamento della nostra cartografia a quelle dei paesi più avanzati. Se consegui remo questo risultato avremo la grande soddisfazione di poter essere fra coloro che collaboreranno e parteciperanno agli sviluppi di un’opera che per le sue caratteristiche scientifiche e tecniche potrà annoverarsi fra le migliori della mo derna cartografia.
Dopo il Prof. Rizzoni l'On. Occhipinti, Assessore per lo Sviluppo Economico della Regione Siciliana, dà il benvenuto ai convegnisti ed auspica una rapida ripresa da parte della Cassa del Mezzogiorno dell'impegno per realizzare nell’Italia Meridionale la Carta Tecnica al 10.000.
Il Prof. C. Trombetti, in rappresentanza della Commissione Geodetica Ita liana ed a nome anche del Presidente Prof. Antonio Marussi, augura al Convegno un proficuo lavoro.
Il Rettore dell’Università di Palermo, Prof. Giuseppe D'Alessandro, si dice lieto di ospitare nell'Aula Magna dell’Università tanti illustri cultori della Topo grafia e della Fotogrammetria e, dopo il saluto di rito, fa presente il continuo incremento della popolazione studentesca attualmente formata da ben 30.000 iscritti.
A questo punto prende la parola il Prof. M. Cunietti, che dà inizio al suo discorso inaugurale.
Gentili Signore, Signori, Nell’invito indirizzato a tutti i Soci, nelle poche parole da me rivolte agli 16
amici della SIFET, ho usato una frase che mi sento in dovere, qui oggi all'apertura festosa di questo XV Convegno, giustificare e commentare.«È con legittimo orgoglio (dico nell’invito) che gli organi direttivi della Società, a mezzo mio, estendono a tutti i soci l'invito a partecipare al XV ConvegnoNazionale ».Il legittimo orgoglio può sembrare presunzione, enfasi propagandistica. Essoesprime però schiettamente il sentimento di soddisfazione che i membri del Consiglio Direttivo centrale hanno provato quando durante l'ultima riunione, si èdiscusso e concordato il programma definitivo del Convegno di Palermo. È infattiparso a tutti chiaramente che questo quindicesimo convegno segna un salto diqualità rispetto a tutti gli altri convegni, pur molto interessanti, apprezzati evivaci.A parte l’ambiente congressuale, l'atmosfera di cordiale, generosa ospitalitàcon cul il comitato organizzatore palermitano si è preparato ad accogliere ilcongresso; a parte le molte attrattive turistiche tutte interessantissime che siintersecano con le sedute per ricreare lo spirito e far conoscere più da vicinoquesta antichissima città ed i suoi dintorni, cosi profondamente inserita nellavita culturale millenaria di tutto il bacino mediterraneo; a parte tutto ciò, unosguardo al programma delle riunioni tecniche penso che possa bastare qualegiustificazione di questa mia asserzione.Il XV Congresso della SIFET ha un significato che si estende al di fuori degliimportanti ma limitati interessi culturali settoriali, per giungere ad occuparsi diproblemi, a trattare argomenti, a discutere questioni di livello nazionale.Il tema intorno al quale graviteranno la maggior parte delle discussioni, iltema che ben conoscete riguardante la cartografia nazionale e quella dell’ItaliaMeridionale in particolare, è infatti uno di quei temi che, pur squisitamente tecnici, in cui cioè il cultore della materia può approfondire la sua conoscenza edaiutare tutti gli altri ad approfondirla, permette alla discussione ed alla attenzione del partecipanti di dilagare in una marea di quesiti, di interrogativi, di problemi che investono anche l’uomo sprovveduto di cognizioni tecniche specializzate nel campo del rilevamento, purché sensibile alla vita collettiva e partecipedell'impegno che giorno per giorno essa richiede.L'essere giunta a ciò indica, nella SIFET, un grado di maturità che non puòche renderci soddisfatti. Siamo usciti dal ristretto ambiente degli interessi di settore per occuparci della collettività intera.Si pone qui allora un interrogativo: ha diritto la SIFET di occuparsi di ciò?Hanno diritto i topografi italiani di mettere il naso nelle questioni cartografichegenerali della Nazione e dire e fare sapere il loro pensiero, emettere i loro giudizisul comportamento delle autorità in materia di rilevamento?E’ implicito che la mia risposta sia affermativa.Ma soffermiamoci a considerare la legittimità di questo comportamento. Questa affermazione non vuole essere una delle tante contestazioni che fondano laloro dinamica sulla ricerca di una partecipazione negata. La SIFET non ha bisogno di contestare per affermare un suo preciso diritto, ed insieme dovere, diessere attenta alla vita della nazione nel settore che interessa i componenti dellasua comunità. A che servirebbe altrimenti la SIFET se alla formazione interna,alla preparazione culturale dei suoi soci non potesse fare riscontro uno sfociare,17
all'esterno di se stessa, nell’ambito nazionale, per riversare sulla comunità intera degli italiani le proprie conquiste culturali? La SIFET proprio in quanto comu nità di coloro che con il rilevamento hanno a che fare o come produttori, o come ricercatori, o come utilizzatori, possiede un patrimonio di cognizione che, poten ziato dall’unità, deve essere messo a disposizione di tutti; ed i soci della SIFET debbono, vogliono ed anche pretendono, che esso venga da tutti riconosciuto come bene comune, come ricchezza sociale generale.
Una SIFET preoccupata solo di se stessa sarebbe una SIFET traditrice dei suol compiti statutari, dei suoi impegni sociali. Quando perciò la SIFET si arroga il diritto di discutere problemi di carattere nazionale nell’ambito delle sue com petenze, non fa altro che adempiere ad un suo compito.
Nasce però negli altri, in coloro cioè che vedono la SIFET darsi da fare per i problemi nazionali, il dubbio che questo voler discutere, dissertare, giudicare delle cose generali non sia dalla SIFET fatto che a scopo meschinamente egoi stico, di un egoismo settoriale, corporativistico della peggior lega. Non nego che il sospetto è pertinente.
Sfatare questa ingiusta condanna spetta solo ai modi con cui l’azione della SIFET è stata condotta. Se essa avesse agito subdolamente, nascostamente, attra verso 1 contatti personalistici, attraverso le camarille dei politicanti di bassa lega, allora veramente la SIFET si sarebbe completamente squalificata ed il suo lavoro sarebbe da ritenere solo un illecito tentativo di favorire un settore a danno degli altri. Ma questo modo di procedere non è stato quello della SIFET.
Fcco come si è mossa la SIFET su questi problemi: li ha discussi nel suo Bollettino, in dibattiti aperti a tutti i tecnici ed a tutti gli interessati; li ha pro posti come argomenti di congressi appositamente organizzati a cui ha cercato di dare la massima pubblicità; ha pubblicato gli atti di questi convegni o tavole rotonde, con il resoconto quasi stenografico delle discussioni a cui tutti potevano prendere parte con piena libertà di parola; ha posto questi argomenti all’ordine del giorno del suo Comitato direttivo Centrale; ed infine li porta ora, dopo oltre sei mesi di preparazione e di diffusione anche capillare, come tema fondamentale del proprio congresso annuale.
In tutte queste che sono essenzialmenie manifestazioni culturali le ragioni che si sono portate avanti a giustificazione dell’intervento della SIFET in favore di una certa azione sul piano nazionale sono sempre state oggetto di attento vaglio sul piano tecnico, sono sempre state ampliamente giustificate sul piano dell’eco nomia, sono state suffragate da valide motivazioni di carattere generale. È nella più genuina regola del gioco che non fossero assenti implicitamente, ed a volte anche esplicitamente menzionate, motivazioni economiche suggerite dal l'interesse del settore. Tuttavia queste venivano al più a spalleggiare un evidente vantaggio generale sempre prevalente sugli altri.
Proprio perciò, perché la SIFET è un ente culturale privo di interessi perso nalistici, proprio perché sempre si è mossa con la prospettiva dell’interesse comu ne, il suo intervento nelle questioni di politica generale relativamente ai problemi che si riferiscono al rilevamento, è pienamente giustificato e legittimo.
Non pretendiamo già di essere interpellati come un organo consultivo, (questa non è la nostra posizione) desideriamo però che le nostre parole, per la genuinità dello spirito che le anima, vengano almeno ascoltate. 13
Mi sembra spontaneo che ora l’uditorio si chieda, allarmato: perché mai questa premessa legalitaria, questa ricerca del diritto di intervento della SIFET negliaffari generali?Tutto questo ha uno scopo, vuole preparare con le dovute premesse giustificative una domanda che ora debbo rivolgere non certo a voi che siete qui presenti a questa riunione inaugurale, ma ad altri, ad entità evanescenti che nonso come meglio individuare se non chiamandolo «il mondo politico di oggi ».Un anno fa, nella splendida sala barocca della Camera di Commercio ed Agricoltura della Provincia di Bolzano, l'assemblea della SIFET, con un entusiasmoveramente unitario, votava di tenere a Palermo questo XV congresso e di porrecome tema del congresso stesso quello relativo alla formazione di una carta tecnica alla scala 1:10.000 dell’Italia meridionale, come primo passo verso quella chetutti noi attendiamo, la carta tecnica alla scala 1:10.000 dell’intera Italia. Oggi,come conseguenza di quella votazione unanime, si inaugura il XV Convegno SIFETproprio su questo tema. Ma l’entusiasmo di un anno fa ha subìto un duro colpo.La carta alla scala 1:10.000 dell’Italia meridionale non è stata cominciata, né pareche si comincerà. Le ragioni che avevano portato alla scelta del tema del nostroConvegno sono naufragate nel pelago della burocrazia o di che altro non so. Edappunto la mia domanda è proprio questa; rivolta non già a voi ma a chi forseora non ascolta.Come mai!! come mai dopo avere per quasi un anno messo in moto mezzomondo per siungere presto e bene a dare il via ad una delle opere cartografichepiù grosse dal 25.000 a quesia parte, dopo aver disturbato i massimi organismicartografici statali e quelli che nell’ambito dello Stato hanno per legge il compitodi sovraintendere a tutte le opere cartografiche, come mai dopo aver elaboratoun capitolato attraverso vari e dosati compromessi, come mai dopo tutto questooggi, dopo oltre un anno di parole che ormai sono diventate chiacchiere, siamoal punto di prima?Come mai?La necessità di una cartografia tecnica a scala media era ampiamente comprovata. Non una sola voce si era levata a contrastare il coro di coloro che applaudivano a questa iniziativa salutata come una delle decisioni più sagge degliorganismi statali, come una dimostrazione di aver compreso che nulla si puòprogrammare, che nulla si può costruire, che nulla si può salvare sia dal puntodi vista estetico che paesistico e naturale o artistico se non si possiede una cartaad una scala adeguata, e soprattutto aggiornata all’oggi.Cosa e perché ha fatto naufragare la nave che sembrava già entrata in porto?Gli organi cartografici nazionali avevano già, su sollecitazione della Cassa per ilMezzogiorno, proposto le commissioni di collaudo che, in base al capitolato, avrebbero dovuto garantire alla cartografia dell’Italia Meridionale alla scala 1:10.000 unrisultato veramente efficiente sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vistaqualitativo estetico.Perché tutto ciò è piombato nel nulla?Penso che la SIFET abbia il diritto di chiedere il perché. Se gli altri entistatali, impegolati nei vincoli burocratici, non possono avere la libertà di parola, |la SIFET, forte della sua indipendenza e della sua purezza di intendimenti, nonha nessuno che la vincoli, non può pertanto tacere.19
Non può tacere! Altrimenti dovrebbe incominciare un suo congresso all'ombra di una ambiguità, di una menzogna.
Si potrebbe fare addebito alla SIFET di essere stata troppo precipitosa, di avere sopravvalutato le circostanze, prima di dare il via incondizionato a questa manifestazione. Quando, nel marzo scorso, proprio qui a Palermo, veniva con gioia salutato il via a questa iniziativa, ciò non era stato fatto alla leggera. Ci sono decisioni di consigli di amministrazione che parlano chiaro e giustificano tutto ciò.
Poi tutto d'un tratto il cataclisma. La carta d’Italia non si farà più. LA SIFET vuole sapere per quale ragione generale, questa carta dell’Italia meridionale che tutti, organi tecnici e politici, avevano ritenuta indispensabile per uno sviluppo coordinato del sud, ora si è deciso di non farla più.
Andare alla ricerca delle responsabilità, individuali o collettive, di questa deci sione penso che sia fatica inutile. Mi sembra però doveroso che la SIFET, che nulla ha da guadagnare da questa opera, che nulla ha da perdere, se non in quanto è una grossa perdita di tutti gli italiani, denunci questo stato di cose davanti al Paese e richiami gli organi politici ed amministrativi alle rispettive responsabilità.
Responsabilità di tutto un sistema, forse, che ha sopravvalutato il fatto poli tico, lo ha elevato ad elemento discriminatore essenziale per ogni decisione! E non mi riferisco qui alla grande politica, quella delle scelte, quella delle visioni generali che presiedono ad indirizzare l’azione, quella che pone il bene comune al di sopra di ogni visione o vantaggio settoriale, la grande politica, quella che è essenzial mente un fatto morale di impegno personale e collettivo. E che quindi non può restare nell'ombra con le sue motivazioni.
Mi riferisco purtroppo a quella politica «del particulare », come direbbe il Guicciardini, delle lotte interne, dei personalismi del potere cercato come ambi zione egoistica, e non come servizio, delle decisioni prese per l’antipatia del mo mento senza giustificazioni o motivazioni generali. Questa politica crede di poter tenere schiava la tecnica. Ma la tecnica, che si ritiene onorata di essere al servizio del bene comune e perciò si sottomette volontieri alle decisioni della Politica vera, si ribella a questa caricatura della politica che, nell'ombra, sceglie senza motivare, che fa e disfa, e lascia i tecnici e tutti i cittadini non solo nell’amara convinzione di non essere partecipi delle decisioni, ma di essere beffati; li spinge verso la constatazione che la politica è una cosa a se stante e che la tecnica, la vita, di ogni giorno, la salute, la cultura, la ricchezza ed il bene generale vanno cercati altrove, con altri mezzi. Che Ia democrazia, insomma, sia una parola vuota di significato, buona sola nei quaranta giorni della propaganda elettorale per rime diare voti con promesse cui poi, per quattro anni, non si penserà di tener fede. È l'amarezza che mi suggerisce queste parole dure. Non la convinzione.
To sono convinto che la democrazia, è partecipazione vera di tutti alla gestione del potere, anche se questo viene poi affidato per ragioni tecniche ad un più ristret to nucleo di rappresentanti; sono convinto che la democrazia, vada raggiunta con lo sforzo unanime di tutti nel tentativo di rettificare le storture, vada conquistata con l'impegno cosciente, con l’assunzione delle rispettive responsabilità.
Ed oggi il nostro dovere, non solo di tecnici, ma di cittadini, è quello di chie dere ad alta voce, a rischio di comprometterci apertamente, il perché; di esigere che ogni scelta, che ogni rifiuto sia motivato palesemente davanti a tutta la col lettività. 20
Può essere giusto rinviare la costruzione della carta d’Italia dell’Italia meri. dionale se qualcosa di più importante, con questi mezzi, venisse costruito. Sarem mo pronti a dire di sì a questa grave rinuncia. Ma sapere che i fondi già stanziati rimangono per mesi ed anni inoperosi, che alla carta d’Italia alla scala 1:10.000 null’altro di meglio viene sostituito; che già nello stesso ambito della Cassa per il Mezzogiorno si vanno riprendendo quelle opere cartografiche spezzettate, econo micamente dispendiose, ma richieste dalle necessità urgenti, tutto questo ci rende veramente intolleranti ed esigenti.
Chiediamo ai politici, ai responsabili: come mai tutto ciò? E dobbiamo rasse gnarci a lottare perché questa situazione si modifichi.
Questa mia accesa invettiva credo che possiamo definirla ancora un atto di ottimismo. Io spero che i politici mi stiano ad ascoltare. Spero che la franchezza forse un po’ dura delle mie parole trovi una profonda assonanza con la parte sana dell’amministrazione politica italiana, con la parte sana che ritengo prevalente, ma forse è oberata da tanti problemi e da troppi bisogni. A questa parte io mi rivolgo a nome della SIFET per chiedere non già che venga dall’oggi al domani realizzato ciò che è il nostro sogno di rilevatori, ma che il problema venga discusso con chiarezza, che vengano manifestate le difficoltà esistenti, che vengano presi degli impegni fossero pure contrari alle nostre aspettative; che la metodologia dell’insabbiamento silenzioso ed immotivato, che l’abitudine di prendere le deci sioni nel chiuso delle stanze dei bottoni venga lasciato da parte.
Preferiremmo sentirci dire in faccia uno schietto: NO!, ora non vi è tempo per la carta d’Italia Meridionale alla scala 1:10.000 perché quei pochi miliardi servono per ospedali, per canali di irrigazione, per depurare o desalare le acque, per costruire case, strade, ferrovie. Davanti a tali prese di posizione ci sentiamo | tutelati innanzitutto nel nostro diritto di sapere dove vanno a finire i soldi dello Stato, poi, davanti ad un discorso pulito, schietto, sano, motivato, possiamo far presente come tecnici le nostre ragioni, con democrazia e reciproco rispetto.
Come invece discutere con il silenzio, col mistero delle decisioni prese a porte | chiuse? A chi presentare la nostra ragione più valida che è sempre la solita: come | si può costruire, come programmare, come proteggere l’uomo e il paesaggio se i non si conosce il suolo, se non si ha una chiara visione del territorio e della sua struttura naturale e sociale? |
Alle nostre ragioni possiamo anche rinunciare per qualche cosa che sia più | urgente e valido. |
Non rinunciamo però al diritto di dirle, le nostre ragioni, e di esigere che ad esse vengano contrapposte altre ragioni.
So però che è assai facile, al giorno d’oggi, fare la critica del mondo politico, levare la voce a rimproverare e ad accusare. È facile come sempre buttare tutta la colpa sugli altri. Rendiamoci conto però che se il mondo politico italiano è così, i siamo anche noi colpevoli del suo stato, siamo anche noi i costruttori di questa struttura. Il mondo politico rispecchia troppo spesso la struttura del mondo so ciale in cui opera. Anche noi dunque siamo i corresponsabili di questo stato di cose. Lo siamo da due punti di vista diversi: innanzitutto perché tolleriamo pas sivamente la situazione quasi come una fatalità naturale a cui solo la rassegnata sottomissione può fare da contrappeso; lo siamo poi perché molto spesso anche noi agiamo con la stessa metodologia.
Sarei ingiusto se dopo aver scagliato strali contro il mondo politico esterno, 21
non puntassi il dito anche contro qualche colpa che spetta a noi correggere, qualche metodologia di comportamento che spetta a noi risanare.Forse uno dei risultati positivi raggiunti da questo tentativo cartografico colossale, e che rischia di essere anche l’unico è la costituzione di una Associazione frale aziende fotogrammetriche. Ma questa unione costituita più per la pressioneesercitata dall'esterno da un presunto grosso cliente che non voleva avere a chefare con tante Imprese isolate ma con un unico ente, quanto ha dovuto patire perpotersi formare, per vincere l’azione centrifuga della diftidenza e dell’invidia! Sonoparole grosse, ma non è diversamente qualificabile il comportamento di chi, pervie traverse, con la solita metodologia delle raccomandazioni altolocate, ha fattopressione per potersi appropriare di una fetta più grossa della torta che stava peressere spartita. È naturale che tutte queste azioni, queste pressioni, questi trafficinascosti non possono aver fatto buona impressione nel committente; anzi è certoche hanno creato uno stato di diffidenza e di perplessità che si è capovolto tuttoa danno della realizzazione dell’opera. Quando si lavora nell'ombra, forse anchediffamando la concorrenza, si crea in chi deve commissionare il lavoro e che deveperciò fidarsi dell’esecutore materiale dell’opera, una naturale incertezza sulla serietà dell'apparato produttivo nelle cui mani affidarsi.Il desiderio, anche legittimo, di poter ingrandire la propria impresa, di dilatare l’orizzonte produttivo, sfruttando un impegno di lavoro sicuro, garantito edi una rilevanza non piccola, può tradursi in una azione di discredito dell'ambiente.Forse, ma temo che la mia ipotesi non sia lontana dal vero, l’Ente Committente si è spaventato davanti all’avidità dimostrata da una parte del settore, egiudicando il tutto attraverso la parte ha temuto di essere sommerso dalle questioni meschine delle rivalità personalistiche, e quindi di non poter avere quelprodotto garantito nella sua qualità quale l’opera esigeva.La disunione, l'ostilità interna del settore produttivo ha il suo fardello dicolpa. Anch'essa va chiaramente, pubblicamente denunciata, perché non vengaconfusa l’avidità egolstica di pochi con l'impegno, sano economicamente e tecni.camente, dei più.La SIFET, estranea completamente sia dagli interessi economici, sia dallegelosie concorrenziali, può e deve mettere in guardia tutto il settore contro i pericoli della divisione interna; contro le insidie dei tentativi subdoli di influire sulledecisioni secondo criteri che non. sono quelli di una sana ripartizione dei lavorie dei compiti.Anche questa è una delle opere che la SIFET deve cercare di favorire, il superamento delle incomprensioni e delle diffidenze reciproche, per avviare un dialogoschietto e veritiero fra i committenti e gli esecutori. Per portare gli uni a comprendere che una cartografia ben fatta è uno strumento efficiente per agevolaretutta la programmazione sia tecnica che economica, ma che una cartografia efficiente non può essere ottenuta con poco; e per convincere gli altri, gli operatori,che non è con la politica del ribasso indiscriminato per soffiare l’ordine alla concorrenza che si può risanare il mercato italiano. Così facendo si crea la convinzione nel committente che l’opera cartografica sia, tutto sommato, qualcosa diestremamente aleatorio quanto a qualità, cui si può dare poco affidamento. Unavolta instaurata questa mentalità non solo ogni lavoro verrà automaticamentedeprezzato all’origine, ma si formerà anche una naturale convinzione che proprioper lo scarso pregio del lavoro cartografico, di esso si possa impunemente farea meno. Quanto ciò venga a costare alla Nazione verrà messo in luce egregiamentenel corso di questo convegno.22
Questo convegno, appunto, visto che non può salutare con quella giusta letizia che sl era annunciata a Bolzano l’inizio di una nuova era cartografica, visto che non può costituire punto di riferimento per un’opera già iniziata, possa almeno divenire punto di partenza per un miglioramento sostanziale del comportamento degli operatori nel campo del rilevamento. Questa triste delusione che ora qui a Palermo dobbiamo subire, crei la reazione salutare per superare un certo scadi mento della nostra già brillante tradizione cartografica. Crei il presupposto della concordia nella giusta dialettica economica, per la ricerca del prodotto migliore; nel più breve tempo e nel modo meno dispendioso.
Dobbiamo poter sperare che, dopo Palermo, possa iniziare una nuova epoca; se sarà così allora credo che saranno anche scusabili queste mie invettive, forse un po’ di cattivo gusto all'apertura di un Convegno.
Non è stato senza rincrescimento, non è stato senza una approfondita rifles sione, che mi sono deciso ad approfittare di questa occasione per fare sentire la tristezza ed il risentimento che la scottante delusione di un appuntamento man cato aveva provocato in tutti noi. Ho parlato a nome di tutti, ed a tutti mi sono rivolto, sia al di dentro che al di fuori della SIFET. Ma voglio anche assicurare tutti che ora, una volta chiarita la posizione della SIFET nei riguardi di questi avvenimenti, superata l'ambiguità che lo stesso tema del convegno creava, eviden ziata sia pure con parole crude la gravità della situazione ma non la sua irrepara bilità, non vi saranno più recriminazioni, più ritorni di fiamma, più rimpianti. Il lavoro che ci attende nei prossimi giorni, che avrebbe dovuto essere soprattutto attento al presente, dalle circostanze attuali è stato proiettato nel futuro; ma noi abbiamo fiducia nel futuro e siamo disposti a lavorare seriamente e coscienzio samente per esso. I giorni che seguiranno, le parole che diremo, le discussioni che faremo, lo dimostreranno.
Dimostreranno soprattutto che le discipline del rilevamento sono ancora vive; sono vive soprattutto perché sentono di essere ancora utili al Paese, sia sul piano culturale generale sia sul piano particolare della tecnica e dell'economia.
In questo Convegno, che qui oggi prende inizio, vorrei che tutti i topografi e rilevatori italiani sentissero di parlare non solo ad una ristretta cerchia di esperti e di simpatizzanti, ma di parlare a tutta la nazione; sentissero nell’esprimere le loro convinzioni che il mondo politico, il mondo dell'amministrazione, il mondo tutto della tecnica che sul territorio e per il territorio deve operare li sta ad ascoltare, convinto di avere nel topografo il più valido aiuto, convinto che il topo grafo è collaboratore indispensabile per ogni ricostruzione e per ogni programma zione che non voglia esaurirsi nelle parole ma attingere ai fatti.
Consapevolezza, responsabilità e partecipazione fattiva alla vita della nazione, oggi i topografi italiani, tanto più reclamano quanto più si accorgono che proprio l'avere il mondo politico ignorato questo settore ha provocato non pochi incon venienti nella vita economica e sociale della nazione.
Questo è perciò il loro augurio: il XV convegno nazionale SIFET, che in questo momento a nome di tutti 1 soci dichiaro aperto, costituisca punto di partenza per un valido rilancio dei problemi cartografici nazionali, e ponga le premesse tecniche per l'avvio concreto della loro soluzione. (a cura di A. Dragonetti) 23