UNA VASTA ESTENSIONE TERRITORIALE (Giuseppe Inghilleri).
Il prof. Solaini non condivide alcune affermazioni fatte dal relatore; in par ticolare ricorda che la carta dell’IGM al 25 000 non è solo una carta militare, ma anzi ha avuto estese utilizzazioni civili. Non è nemmeno vero il fatto che nel caso di rilevamenti al 10000 le imprese private abbiano lavorato male: il Cata sto ad esempio affida il lavoro a privati, eppure è sempre stato soddisfatto delle loro prestazioni. Le imprese private possono senza dubbio lavorare bene, quando siano ben pagate, e quando le norme che regolano l'appalto siano chiare, definite ed uniformi. In tutto il mondo, afferma il prof. Solaini, si sta notando uno sforzo ammirevole per razionalizzare il lavoro topografico: purtroppo niente del genere si è ancor fatto in Italia, dove si lavora ancora con metodi artigianali.
Circa la questione dell'uso della triangolazione analitica, il prof. Solaini afferma che non vi debbono essere indicazioni drastiche: si possono applicare metodi diversi in circostanze diverse. Non è d'accordo col relatore nemmeno per ciò che concerne le poligonali altimetriche, ed in sostanza fa notare come il relatore avrebbe forse dovuto insistere maggiormente sulla razionalizzazione del lavoro topografico, piuttosto che indagare nei particolari.
H geom. Pericoli vuol ricordare quale patrimonio sia costituito dai punti. d'appoggio; patrimonio che deve essere conservato pubblicando gli elementi dei punti sulle stesse carte. In ital modo si renderebbe oltretutto più facile Taggior namento della cartografia. SI _H col. Lombardi concorda in generale sulla relazione Inghillleri; approva quanto ha detto il geom. Pericoli e propone che gli elementi dei punti d'appoggio siano stampati sul retro delle carie. E’ poi convinto che il 10000 non sia proprio necessario per tutta l’estensione territoriale italiana: in alcune zone basta il 25 000. Ad esempio il 25 000 della Sicilia è completamente aggiornato.
Il geom. Tinacci afferma polemicamente che la fotogrammetria è tutta da ri fare, in Italia, dato che nel nostro Paese non si vuol prendere in considerazione ciò che di nuovo si fa nel mondo. L'impostazione data dal prof. Inghilleri alla sua relazione è meramente scolastica; ci si sarebbe atteso ben di più. Circa la scala della carta, si dice convinto che il 10000 non serve; ormai è già neces sario disporre di una carta al 5000. Propone che la SIFET sperimenti il DIM, per poi applicarlo al rilievo di tutta l’Italia (ove occorrerebbe rilevare 3 miliardi di punti all'incirca). Il problema della carta d’Italia si risolverebbe solo col DTM e con l’ortofotografia, facendo voli a due diverse quote.
Il prof. Cunietti chiarisce come sia escluso che la SIFET possa fare espe rimenti e studi del genere, dato il carattere e lo statuto della Società; ben lieto se qualcuno, nel campo della produzione o della ricerca, vorrà sperimentare il DTM.
Il prof. Prescia, in polemica col geom. Tinacci, dichiara che apprezza viva mente la relazione Inghilleri. Auspica che anche nel Sud dell’Italia si realizzi quella collaborazione tra tecnici rilevatori e tecnici progettisti (od urbanisti) che già si verifica al Nord, ad esempio nel caso della progettazione autostradale. E’ d'accordo anche con il col. Lombardi, circa la utilità del solo 25000 in ta lune zone; porta a tai fine l'esempio di progettazioni eseguite in Sicilia, appog giate — oltreché al 5000 od al 2000 — anche al 25000 IGM aggiornato.
Il geom. Terzo del Catasto di Vicenza, ribadisce una affermazione del prof. 12
Inghilleri circa i particolari « descrittivi » delle mappe catastali. Anche tali particolari sono, a suo avviso, corretti dal punto di vista metrico, e sarebbe gravese un fabbricato non fosse segnato in mappa nella sua giusta collocazione.Il prof. Trombetti ricorda che la Commissione Geodetica, nello stabilire lenorme riguardanti la carta d’Italia, si è attenuta a linee generali. E' dello stessoparere del Geom. Pericoli, per quanto concerne i punti d’appoggio, e sì stupice, dopo l'intervento del col. Lombardi, per il fatto che l’IGM non abbia perprimo pensato ad una stampa di tali punti sul retro delle « tavolette ». Concorda con la relazione Inghilleri, e suggerisce di compilare una specie di vocabolario tecnico, in cui siano date precise indicazioni per ogni tipo di prodottocartografico: ad es. fotocarta, grafocarta, eccetera.Replica a tutti gli interventi il prof. Inghilleri. In. particolare accetta alcunedelle critiche del prof. Solaini; ricorda però, per certi punti della propria esposizione (la questione dei monocomparatori, quella dello zenit strumentale, quellodella triangolazione) che non ha affatto preteso di fare un discorso scientifico,bensì dare delle indicazioni di carattere pratico. _E' d'accordo con le propostePericoli e Lombardi, non risponde invece al geom. Tinacci, perché il suo linguagsio è incomprensibile per lui: per comunicare e discutere occorre parlare lostesso linguaggio. Ringrazia anche il prof. Prescia per aver messo ll dito su unadelle attuali piaghe; la scarsa o addirittura nulla collaborazione fra rilevatorie progettisti.Circa la questione sollevata dal prof. Trombetti, afferma la necessità diredigere un vero e proprio vocabolario tecnico-topografico.IV. IL PROBLEMA DELLA CONSERVAZIONE E DELL'AGGIORNAMENTO DIUNA CARTA ALLA SCALA 1:10.000 (Enrico Vitelli).Interviene per primo il geom. Albani, che riallacciandosi a quanto già detto.dal geom. Pericoli, fa nofare l’importanza che assumono i punti d'appoggio ai.fini dell’aggiornamento della cartografia. a aIl col. Lombardi sottolinea l'importanza dell’indagine preliminare sulla reted'appoggio, nel caso della formazione della carta al 10 000. Sarebbe utile che gli entied 1 rilevatori interessati riferissero all’IGM su ogni discordanza riscontrata neipunti d'appoggio; l’IGM sarà senza dubbio uno dei maggiori utilizzatori del10000, se non altro per gli aggiornamenti del 50000 militare che si sta approntando.Il prof. Mucaria, in merito all'aggiornamento, accenna al fatto che unatroppo elevata rapidità in tale operazione potrebbe finire col rivelarsi dannosa:porta l'esempio di una autostrada riportata sulle « tavolette » IGM, ancor primache fossero completati gli insediamenti urbani « richiamati » dalla esecuzionedell'autostrada.Il prof. Cunietti replica ricordando che gli aggiornamenti hanno carattere dicontinuità, per cui del particolari omessi in un primo aggiornamento, sarebbero senz'altro presenti nel successivo.Il prof. Prescia intanto ribadisce che gli aggiornamenti della cartografia IGMattuale dovrebbero essere più frequenti; poi si chiede il perché non sia lostesso Istituto a rilevare il 10000, visto che, secondo il col. Lombardi, tale cartapotrebbe essere la stessa base per la compilazione di quella militare al 50000.TÀ
Il prof. Mazzon rileva qualche contraddizione circa il mumero di tecnici necessari, secondo l’ing. Vitelli, per l'aggiornamento della carta al 10000: l'IGM ad esempio dispone di personale in numero più elevato di quanto non abbia indicato l'ing. Vitelli, eppure non riesce ad aggiornare il 25 000.
Gli risponde il Gen. Stucchi ricordando come fra i compiti dell'IGM non vi sia solo l'aggiornamento della carta al 25 000.
Replica brevemente a tutti il relatore, ricordando come le sue fossero delle indicazioni generali, e come la discussione abbia chiarito i punti controversi.
V. PRINCIPI PER IL COLLAUDO DI UNA CARTOGRAFIA GENERALE ALLA
SCALA 1: 10.000 (Ugo Bartorelli).
Esordisce il geom. Albani, ricordando a sostegno della bontà delle indica zioni fornite dal relatore, un rilievo eseguito nelle Puglie, in scala 1:25 000, per conto dello « Army Map Service ».
L'ing. Vitelli ricorda come il compito del collaudatore — che in fondo deve essere un amico dell’esecutore, non un avversario — va ben distinto da quello del direttore dei lavori. D'altra parte è difficile, per il collaudatore, dare dei consigli al rilevatore circa l'esecuzione dei lavori.
Il col. Lombardi mette in guardia circa un possibile aspetto « paternalistico » del collaudatore; mentre l'ing. Ornati, ricordando che la carta tecnica sarà una carta ufficiale dello Stato, afferma come il collaudatore debba perciò essere un rappresentante dello Stato stesso. A Iui sembra che la figura del collaudatore tratteggiata ed ipotizzata dal prof. Bartorelli, sia in contrasto e praticamente svuoti di significato quella del direttore dei lavori.
L'ing. Prescia si associa a quanto detto da chi lo ha preceduto: il collaudo in corso d'opera, secondo lui, metterebbe in contrasto fra di loro collaudatore e direttore dei lavori.
L'ing. Galetto afferma che nel capitolato sarà necessario inserire non solo le norme relative ai voli, alle prese, eccetera; ma anche riferimenti alla conserva zione del materiale sensibile.
Per tutte le operazioni di collaudo, occorre riferirsi ai procedimenti di « con trollo della qualità ». Occorre a tal fine preparare una scala graduata dei valori ammissibili per gli errori.
Per le zone boschive ad esempio occorre far distinzione fra quelle che sa ranno mantenute ancora a lungo in tali condizioni, da quelle invece che saranno urbanizzate o comunque modificate entro breve termine. E’ poi necessario che le norme precisino il rispetto dei tempi di esecuzione dei rilievi e delle varie fasi; la collaborazione deve essere intesa fra tre persone (o gruppi di persone): appal tatore, direttore dei lavori e collaudatore.
Il prof. Solaini dichiara l’indispensabilità del collaudo in corso d'opera; il lavoro del collaudatore naturalmente non è necessario che sia continuo, basta che ogni fase del lavoro sia discussa ed approvata di concerto fra collaudatore ed esecutore.
Il dott. Parenti è d'accordo con la relazione Bartorelli, purché sia chiaro che la figura del collaudatore non sia intesa in senso paternalistico. E’ d'accordo
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anche con l’ing. Galetto: nella fotogrammetria come nell’industria, ormai i « controlli di qualità » sono indispensabili.Il prof. Bonfigli riferisce su di una personale esperienza in fatto di controlli,relativa ad un lavoro al 2000 eseguito una quindicina d'anni fa. Il collaudo incorso d'opera d’altra parte non pregiudica il giudizio finale sulla carta: il collaudatore cioè non ha paura di essersi compromesso, se ha condotto il collaudo incorso d’opera, e resta libero nel suo lavoro sino alla fine.Il prof. Cunietti chiede se i limiti stabiliti con metodologie già attuate si riferiscano ad errori quadratici medi o ad tolleranze, sollecitando una precisazionein tal senso.Il relatore si compiace per l’attenzione con cui è stata seguita la sua esposizione; per rispondere a Lombardi, Prescia, Vitelli, precisa che il collaudatore nondeve sostituirsi al direttore dei lavori (è l’Ente appaltante che nomina il direttore, non l’appaltante). Il collaudatore è un collaboratore dell’esecutore, e non haaffatto mansioni paternalistiche. Occorre però, affinché non ci siano fratture ediscontinuità, che il collaudo venga eseguito passo per passo. Il capitolato deveprecisare puntualmente tutte le norme di collaudo. All’ing. Galetto risponde cheè assal difficile stabilire una scala di gravità degli errori; per ciò che concernele zone boschive, non e d'accordo sulla distinzione proposta. AI prof. Cunietti replica dicendo che c’è una ben precisa correlazione fra errori quadratici medi etolleranze: per garantire la bontà della carta, occorre che ogni elemento metricosia entro le tolleranze, però queste debbono essere più ristrette in sede di controllo dei modelli mentre possono essere più larghe nella fase di collaudo finaledella carta.I||||]iTÒ|