CHE COSA CHIEDE AGLI ENTI CARTOGRAFICI IL TOPOGRAFO LIBERO PROFESSIONISTA COMUNICAZIONE UFFICIALE AL XVII CONVEGNO SIFET



FIRENZE 28-31 OTTOBRE 1972 i Geom, Francesco Albani, Topografo principale

Il topografo professionista oltre ad eseguire determinazioni planoaltime triche per scopi di rilevamenti e studi fini a sé stessi (costruzioni di ponti, viadotti, elettrodotti, gallerie, controllo di dighe, ecc.), svolge la sua attività usufruendo anche della cartografia ufficiale sia a denominatore piccolo (car tografia catastale) che al 10.000, 25.000, 50.000.

Tali cartografie, perché possano adempiere alla loro funzione sono, come è noto, soggette a determinate norme sia d'impostazione che di esecuzione per ottenere, nell'ambito di ciascun territorio nazionale e regionale, una cartografia uniforme ed efficiente qualunque sia l’ente cartografico che la poduce.

Pertanto il topografo professionista nell’usufruire di tale cartografia non ha problemi se non quelli necessariamente inerenti alla scala della carta.

Il susseguirsi, nell'era moderna, di nuove realizzazioni (nuovi centri ur bani, allargamento di quelli esistenti, strade, autostrade, ferrovie, aeroporti, ecc.), con ritmo sempre più crescente, dà luogo necessariamente ad aggior namenti continui e sistematici di tali cartografie che, è evidente, non possono essere rieseguite integralmente a brevi intervalli di tempo.

Sono precisamente questi aggiornamenti che in particolar modo fanno parte dell’opera del topografo professionista usufruendo di tale cartografia.

Risulta allora che se nei tempi passati praticamente era sempre possibile rintracciare sul terreno, in qualsiasi zona, dei punti rimasti inamovibili de terminati in fase di esecuzione della carta, oggi tale numero, anche per car tografie abbastanza recenti, tende sempre più a diminuire, il che significa che il lavoro di campagna per eseguire l'appoggio dei nuovi particolari da dover aggiungere sulla cartografia esistente, diviene sempre più difficoltoso in quanto i punti noti si vengono a trovare a sempre maggiori distanze fra loro ed i collegamenti divengono sempre meno agevoli.

Nell'ambito della cartografia catastale gli aggiornamenti sono infatti rap presentati dall’introdurre in essa, in massima parte, i nuovi limiti di pro prietà ed i fabbricati costruiti nell'interno di tali limiti.

Dovendo usufruire delle coordinate grafiche dei punti noti limitrofi alla zona in cui si deve operare, si hanno delle coordinate dello strumento con un errore medio che è dello stesso ordine di quello grafico, qualora le osser vazioni di campagna, angolari e lineari, siano condotte in modo da realizzare delle chiusure dell'ordine del centimetro.

Nel caso, invece, di dover rimaterializzare sul terreno un limite già esi stente sulla mappa, il confronto fra le coordinate dello strumento e quelle 51




grafiche relative agli estremi di tale limite, può dar luogo a dei risultati non conformi alla realtà in quanto anche l’approssimazione grafica di + 15 cm. non viene più mantenuta.

Per tale cartografia sarebbe perciò auspicabile che fosse programmata la determinazione numerica di un certo numero di particolari che si possono prevedere inamovibili ma anche ben rintracciabili sul terreno, qualunque sia la loro ubicazione anche nell’ambito di agglomerati, quali per es. campa nili, ciminiere, antenne, frontoni, silos, asse dei piloni dell’alta tensione o centrino cementato ad uno degli estremi di tali piloni.

In tal modo l'aggiornamento della cartografia catastale che è eseguita «| sistematicamente giorno per giorno dai topografi professionisti, condiziona tamente al previsti controlli e collaudi dell'Ente cartografico, può avvenire introducendo direttamente i nuovi particolari nella mappa originale in quanto le coodinate cartesiane numeriche, che a loro si riferiscono, non sono affette dall’approssimazione grafica che si ottiene operando come su descritto.

Il ripristino di eventuali limiti può invece avvenire con l’approssima zione di + 15 cm. e non oltre.

In altri termini sarebbe auspicabile che al professionista possa essere fornito, oltre al grafico della triangolazione come è attualmente in atto, anche le coordinate numeriche e relative monografie dei particolari su menzionati ubicati nell’ambito di ciascuna mappa, e deli cippi di confine specialmente nelle zone boschive, fra i quali possono essere impostate ed eseguite delle poligonali chiuse.

Se qualsiasi altro particolare, sia o no limite di confine, è individuato attraverso le coordinate numeriche ed è materializzato sul terreno, è evidente che anche tali particolari possono essere considerati punti di partenza per | la determinazione dei nuovi limiti limitrofi.

Un ulteriore vantaggio darebbe luogo la determinazione di tali punti nu merici e precisamente la possibilità di realizzare anche delle mappe a deno minatore ancora più piccolo di quello generale prescelto (1/2000), per i centri urbani compresi nei piani regolatori.

L'opera fattiva del topografo professionista dovrebbe essere, pertanto, già tenuta presente in fase di realizzazione della cartografia catastale che necessariamente dovrà essere sempre aggiornata, e tale aggiornamento è affidato ai topografi professionisti i quali sono pienamente coscienti dell’im portanza che assume la cartografia catastale nell’ambito nazionale e regionale e quale ragguardevole patrimonio topografico essa rappresenti.

Mentre nelle mappe catastali la realizzazione di una nuova arteria stra dale, per es., dà luogo necessariamente alla determinazione dei nuovi limiti di proprietà, nella cartografia al 10.000, 25.000 e 50.000 viene soprattutto messa in risalto, anche dal lato morfologico, la sua sostituzione od integrazione con le arterie esistenti.

In tali cartografie, pertanto, l’opera del topografo professionista si esplica ugualmente in fase di aggiornamento ed è essenzialmente un'opera di piena e fattiva collaborazione, in quanto contribuisce non solo alla loro valorizza zione ma a ridurre notevolmente l'onere agli Enti cartografici che l'hanno eseguita. 52




Si ritiene, quindi, che anche in tali casi possano essere prese in considerazione le difficoltà che il topografo professionista può incontrare nell’esecuzione di tali aggiornamenti nelle zone a mezza costa od in fondo valleed in terreni molto spesso fitti di vegetazione.Pertanto anche in tali cartografie il problema dell’aggiornamento puòessere risolto con la dovuta approssimazione e celerità, se può essere programmato quanto già auspicato per la cartografia catastale e cioè la determinazione numerica di un certo numero di particolari pressocché inamovibili e rintracciabili sul terreno nell’ambito di ciascuna sezione o tavolettao quadrante.I punti noti numerici, per tali aggiornamenti, sì presentano pertantopiù utili ed efficaci sotto forma di punti appoggio fotogrammetrici, per cuiè auspicabile che per tali cartografie oggi eseguite esclusivamente con l’impiego dell’aerofotogrammetria ed usufruendo della triangolazione aerea, possaessere programmata anche la determinazione plano-altimetrica di una seriedi punti appoggio fotogrammetrici lungo le strisciate aerofotogrammetriche,pogrammazione resa di facile attuazione usufruendo del calcolatore elettronico.Per tali punti appoggio e dietro specifica richiesta del professionista,sarebbe auspicabile poter avere 7 relativi ingrandimenti fotografici contrassegnando in essi il punto prescelto e riportandovi gli elementi plano-altimetrici.Tale soluzione faciliterebbe il compito al professionista potendo operarein qualsiasi parte della sezione o tavoletta o quadrante e potendo collegarele poligonali plano-altimetriche fra tali punti appoggio. |E’ noto, al riguardo, che i punti trigonometrici pur estendendosi finoal IV ordine, sono ubicati sulle sommità collinari e sulle cime di montagna,salvo qualche campanile, per cui il professionista difficilmente può operaredirettamente in fondo valle a meno che non sviluppi una triangolazione didettaglio.Infatti ad eccezione del 5.000 e scale a denominatore ancora minore,alle altre scale praticamente nessun particolare è riprodotto nella sua giustadimensione, in quanto tutto è rapportato ai corrispondenti segni convenzionali e quindi non si può usufruire di coordinate grafiche altro che di particolarissimi punti.Se si presenta la necessità di collegamenti geo-topografici è evidente cheil professionista che si occupa di tali lavori ha l’adeguata attrezzatura edallora può operare anche usufruendo di punti trigonometrici di I e II ordine.D'altra parte con l'applicazione della triangolazione aerea si è volutoproprio eliminare il lavoro non sempre di semplice esecuzione a cui dà luogola classica triangolazione di dettaglio con il teodolite, anche per il difficilerintracciamento dei punti trigonometrici ubicati in collina e cioè nelle zoneoggi soggette a continui lavori di costruzione sia di fabbricati che di retistradali secondarie.Per quanto riguarda le reti di livellazione geometrica, sarebbe auspicabile poter portare alla conoscenza immediata del professionista su quali retistradali è stata eseguita la livellazione geometrica per cui se fosse programmata nell’ambito della tavoletta o quadrante anche tale indicazione, sarebbepiù agevole non solo formulare la relativa richiesta ai rispettivi Enti maanche l'esecuzione di eventuali collegamenti ai fini di studi e realizzazionidi acquedotti e laghi artificiali, potendo usufruire contemporaneamente deipunti appoggio fotogrammetrici.53




Lo scrivente conclude queste brevi note facendo presente che al disopra di qualsiasi chiarimento una cosa è certa ed è che ll topografo antepone sempre a qualsiasi sacrificio che la sua opera di pioniere comporta, un grande entusiasmo nell’esplicare il suo instancabile e silenzioso lavoro. DISCUSSIONE (a cura di L. Cavalieri ) Prof. Vitelli

Vorrei replicare all'amico Albani che ha detto delle cose giuste, ma che richiedono qual. che piccolo chiarimento.

Faccio una premessa: il giudice può chiedere quello che gli pare, può emettere anche una intimazione ad un perito sanitario: « Fammi resuscitare il morto! », Il perito può anche rispondere: « Vediamo, adesso ci provo! ». Il giudice può dire: « Rimetti il confine ». E il perito rispondere: « Vediamo adesso ci provo! »,

Ma le cose o sj possono fare, cioè sono possibili, o sono impossibili.

Quindi il confine o c'è o non c'è, e se c'è può essere sbagliato. i

Infatti se è passata molta storia da quando quel confine è stato tracciato, è effettiva mente difficile, sia per ragioni tecniche che per vicende umane, che tra poco chiarirò, andare ad azzeccarci e a rimetterlo veramente a posto.

E le cose non cambieranno molto, come dirò tra poco, da questo punto di vista, nem meno con l’uso delle coordinate.

In questo problema compare infatti un elemento umano che va a disturbare proton damente l'elemento tecnico. Infatti questi confini spesso sono frutto di aggiornamenti (ac cantoniamo infatti la mappa originale perchè all’inizio era topograficamente a posto) op pure sono frutto di frazionamenti, di compra-vendite, discussioni, ecc.

E’ pertanto vero che in un certo momento le parti erano d'accordo nel dire che quello era il confine, non solo nell’intezione dell’atto notarile, ma anche perchè all'atto notarile è affiancato il tipo di frazionamento firmato dalle parti. Ma se poi questo confine durante la notte cammina o qualcuno lo sposta pian piano con il passare degli anni (per le vicende più strane di questo mondo, anche in buona fede, come per esempio, arando con il trat tore, ecc.) è evidente che il tessuto geometrico, anche se originariamente buono, pian piano viene a scadere.

In Austria e in altre nazioni la litigiosità e assai minore che da noi, non tanto perchè il tessuto geometrico sia sostanzialmente migliore di quello nostro, ma dipende anche da due fatti: primo, che forse sono veramente meno litigiosi e, secondo, perchè lì è inutile discutere perchè c’è il giudice tavolare che rapidamente decide senza tener conto, come qui da noi, di pezzetti di carta o di testimonianze vaghe, come per esempio: io ricordo che la campestre era là perchè mia nonna andava lì, sotto quell’olmo, a fare la calzetta!

Quando si marcerà in modo di avere le coordinate di ogni particella, con quel prodot to che ho chiamato quarta scheda nella memoria che ho presentato ieri, allora il tessuto geometrico delle nostre mappe da flessibile, elastico e quindi deformabile, che ha i suoi vantaggi di adattamento, diventerà un complesso rigido di punti, certamente migliore a resistere nel tempo di un sistema flessibile.

Però voglio aggiungere una considerazione mia personale e cioè con le coordinate mì. glioreremo tanto, ma non mi faccio eccessive illusiòni, anzi non le faccio affatto per quella che è la componente psicologica e umana, perchè anche quando si faranno nella nuova mappa tipi di frazionamento e imporremo al tecnico libero professionista di dare le coor dinate, salvo collaudi che non potranno che essere fatti saltuariamente, altrimenti l’Ammi nistrazione si sostituirebbe lei ai liberi professionisti, rimarrà sempre il fatto che via via che passeranno gli anni anche quella mappa si deteriorerà.

Cioè non facciamoci illusioni, ci troveremo in condizioni migliori, rispetto ad oggi, ma l'aggiornamento non potrà essere necessariamente della stessa qualità del primo im pianto, perchè altrimenti saremmo riusciti a trovare un sistema per non far invecchiare le cose, E questo mi sembra impossibile. Questo volevo precisare. 54




Col. Lombardi

Il geometra Albani ha trattato due punti che riguardano direttamente l’Istituto, e cose. E questo mi sembra impossibile. Questo volevo precisare. triangolazione aerea, insomma tutti quei punti di carattere topografico che vengono via via istituiti o determinati per via fotogrammetrica oppure per i fini fotogrammetrici.

Ora in realtà noi non li abbiamo mai messi in commercio, perchè sono punti che sono nati per una precisa fisionomia, sono punti che sono nati per il 25.000 e quindi do vrebbero essere utilizzati solo per il 25.000. Se Ii viene a chiedere una Ditta che lavora per il 10.000, per il 5.000 e per il 2.000, la prima domanda che mi faccio è come tale Ditta, può utilizzare dei punti che l’Istituto ha determinato ai fini del 25.000? Come può sfrut tarli per una cartografia ad una scala maggiore? Comunque, a suo rischio e pericolo, qual che volta li abbiamo ceduti con questa bella precisazione: « Si cedono....... tenendo conto che i suddetti punti sono stati istituiti per il fine ...... ».

Quindi uno li usa per quello che li può usare.

Certo non è una prassi normale. Non è che abbiamo istituito proprio un servizio di cessione. Tuttavia se ci sono delle richieste specifiche ben precise, noi prendiamo in consi derazione anche il fatto di cedere tali punti con il beneficio di inventario.

Seconda questione: rappresentazione delle posizioni plano-altimetriche dei capo-saldi di livellazione sulla cartografia.

Questo è un argomento al quale ho pensato, ma non strettamente legato alla questione di rappresentare i caposaldi sul 25.000.

Secondo me la determinazione planimetrica di questi caposaldi molte volte è aleato ria e discutibile perchè o lavoro in pre-ricognizione e allora riferisco il caposaldo alla fotografia e poi me lo determino allo strumento e allora ha una sua attendibilità, parlo della posizione planimetrica, oppure se lavoro in post-ricognizione io devo andare a met tere la posizione del caposaldo con operazioni grafiche. E a che cosa può servire? Non certo per appoggiare un qualcosa o per un successivo lavoro. Se è solo questione di indi care alla gente dove sono i caposaldi altimetrici allora dico che nel frontespizio di ciascun catalogo c'è una bella carta al 10.000 dove sia pure con una indicazione sommaria ll capo saldo è indicato. Però la vera chiave per rintracciare un caposaldo di livellazione sul ter reno è il catalogo con tanto di monografia e tutto il necessario per poterlo rintracciare. Ora sul 25.000 io non la vedo l’utilità di indicare il caposaldo tanto più che se io lo defini sco planimetricamente con un segno grafico dopo devo dire anche la quota. Allora a cosa riferiamo la quota del caposaldo indicato sulla carta? Se debbo riportare la quota del caposaldo al suolo c’è l’approssimazione che tutti conosciamo e quindi ha finito la sua funzione di punto di posizione altimetrica rigorosa.

Il problema cambia un pochettino per le scale a grande scala. Sul 2.000 o sul 5.000, l'indicazione dei caposaldi si può incominciare a intravedere. C'è più spazio e non si crea quella confusione che sì creerebbe in un 25.000. Per la verità nell’affrontare la que stione dei segni convenzionali per il 10.000 nell’ambito della sotto-commissione per la carta tecnica, io avevo indicato un segno per i caposaldi di livellazione. Ma si è presentato appunto il problema della quota. Ci sono i catalaghi che secondo me sono chiari e soddi sfano qualsiasi esigenza.

Ing. Faggioli

Il mio intervento non vuole avere un riferimento preciso alle relazioni ufficiali svolte; ma piuttosto al tema generale dell’attuale convegno: « La cartografia ufficiale dello Stato: realizzazione e prospettive », ponendo l'accento sull’utilizzazione di questa cartografia a fini più generali di quelli che le sono propri per finalizzazione primaria.

E’ nella realtà delle cose, il largo impiego che della cartografia ufficiale dello stato è stato fatto per risolvere problemi di ingegneria civile, uso che abbiamo ritenuto più o me no corretto secondo il solo parametro dell'adeguamento o della forzatura del contenuto metrico che le carte possono trasmettere.

Nell’evoluzione in atto la richiesta di documenti cartografici si è enormemente dila tata poichè ci si attende da essi che possano rappresentare uno degli strumenti d’infor mazione indispensabili non solo nel ruolo di supporto metrico ma in quello di stimolo, di sollecitazione all'acquisizione di una conoscenza collettiva ed alla ammissione delle sin gole responsabilità (a meno che non si voglia pensare ad una utilizzazione delle carte come grafico altamente decorativo da appendere alle pareti); ma ad una tale richiesta, anche se chiaramente espressa e precisata si è data una risposta che ci sembra assai li mitata e povera di contenuti.

Accanto alla cartografia ufficiale è nata una larga messe di altri documenti cartogra fici a scale diverse da che, sia pure con i pregi ed i difetti che le si possono riconoscere, si è comunque mossa ossequiente sotto la vigile protezione della triade: Precisione, fe 2)




deltà e chiarezza. In un regime concorrenziale si è lasciato che le diverse imprese desser. una risposta di mercato ad una richiesta nata per soddisfare esigenze di immediata utiliz zazione per finalità contingenti e particolari.

Il quadro della situazione ci sembra riveli tendenze pericolose verso un impoverimento sostanziale del documento cartografico quale strumento d'informazione adeguato alla co noscenza del territorio quale oggi si richiede ed accentui invece l’impegno operativo solo per ridurre i costi e per affrettare i tempi di realizzazione. Valgano ad esempio alcune ca-- te approntate per gli studi di pianificazione, anche tra le meglio eseguite, che risultan. perfino irritanti per l’esaltazione del contenuto metrico che vogliono trasmettere di fron:. alla carenza di altri contenuti necessari.

Ritornando per concludere alla Cartografia Ufficiale, ci sembra che questa, dato : carattere di servizio alla Comunità che le si riconosce, non possa consolidarsi soltanto come strumentazione puntuale per la Difesa e per l'imposizione di oneri fiscali di un » certo Paese; ma debbano essere per le popolazioni che operano sul medesimo territorio una chiara testimonianza e documento di come il territorio medesimo è strutturato.

In particolare l’ipotesi che la prospettiva del « Pianificatore territoriale » possa coincidere con quella del maggior numero di utenti, confermando con questa affermazione quanto avemmo occasione di esprimere in un articolo pubblicato dal Bollettino, ci sembra opportuno che anche gli Organi cui è demandato l’approntamento della Cartografia Uffi ciale dello Stato rendano ancor più valido il loro notevole impegno nell’approntare do cumenti cartografici che alle diverse scale focalizzino il territorio come supporto delle relazioni sociali e rifiutino di interpretarlo come organizzazione del solo spazio fisico; te nendo presente ad esempio l'importanza di individuare la struttura di un territorio attra verso i sistema di rapporti precisi o comunicazioni che relazionano tra di loro gli oggetti ne consentono la presenza, e ne determinano lo sviluppo ed anche la fine; comunicazioni che si svolgono nello spazio fisico ma che non implicano necessariamente una costruzio ne od uno sviluppo edilizio, anzi, e la storia dello spazio urbanizzato ne è riprova, molte attività si svolgono in spazi originariamente destinati a scopi molto diversi.

Dott. Parenti

Grazie ing. Faggioli. Il suo intervento è interessante. Vorrei rammentare che su un suo articolo pubblicato dal Bollettino che trattava tali problemi aggiunsi una nota reda zionale per invitare i soci ad una discussione che non si verificò. Spero che questo possa avvenire ora dopo il suo intervento.

Ing. Vitelli

Io debbo confessare, rivolgendomi a Faggioli, che credo di aver compreso sufficiente mente bene il succo di quello che stava dicendo solo verso la fine. Al principio mi risultava faticoso seguirlo perchè non riuscivo a capire quale fosse il binario sul quale Faggioli sì muoveva. Ora credo di aver capito. Dalla carta Faggioli, mi corregga se erro, vorrebbe ricavarci tutto, tutto ciò che è legato al terreno, all'insediamento umano sul terreno. Egli ha parlato di comunicazioni, che potrebbero essere anche telefoniche, la distribu zione di impianti radio, di reti di informazione, o altre cose del genere.

Io penso di sì, ma in una sola pianta no. Anche perchè la cultura ciascuno di noi se l’è fatta non leggendo un solo libro. Le cose che sappiamo le abbiamo apprese da vari libri.

Comunque quello che Faggioli formula è un auspicio perchè ora le cose sono organiz zate per certi scopi finali da raggiungere e mi sembra difficile che si possa cambiare.

Credo che il suo pensiero debba essere ulteriormente precisato, altrimenti rimar remo con un sacco di punti interrogativi.

Prof. Cunietti

Quando è stato proposto questo tema sulla cartografia generale ed è stato poi indivi duato questo sotto-tema delle richieste che devono essere posie alla cartografia ufficiale dello Stato, io non pensavo che fosse visto sotto la prospettiva del libero professionista, e come l’ha trattata il geom. Albani è effettivamente sotto la sola prospettiva del libero professionista.

Io penso che l'intervento dell'ing. Faggioli fosse l'ampliamento di questa prospettiva, perchè non solo il libero professionista richiede qualcosa agli enti cartografici, ma anche tutta la cittadinanza richiede da questo, che è un documento di carattere culturale e non solo di carattere tecnico specifico, è documento di informazione generale, di testimonianza della vita della nazione, allora tutta la collettività, e in particolare coloro che per ragioni 56




di professione si trovano a contatto con questa cartografia, ricercano dei nuovi contenuti e fra questi contenuti mi sembra che sia indispensabile il ripensamento. Ripensamento sulla lista dei contenuti, perchè noi andiamo avanti con una lista di contenuti che è partita da una certa posizione di cinquanta, cento anni fa e che però è rimasta un po' troppo statiea, così almeno è la mia opinione e vedo che è condivisa anche da Faggioli.

Così ripensiamo anche questi contenuti in uno schema più moderno. Quindi mi trova pienamente consenziente l'idea di ampliare la rappresentazione delle relazioni che esistono fra i diversi elementi sociali, che pur vengono rappresentati sulla carta, con tutti gli altri mezzi di comunicazione.

Veramente adesso non chiedetemi come, ma questa idea la ritengo estremamente valida.

Allora non si può non ripensare il contenuto qualitativo di una carta in vista della nuova situazione sociale e in vista delle prospettive che questa nuova situazione sociale deve porsi per un progresso futuro.

Perciò l’intervento di Faggioli mi sembra che ampli la visione e che sia strettamente legato a questo tema, tratta cioè di quello che la società moderna richiede ad una rap presentazione cartografica del suo territorio. Grazie.

Gen. Manferti

Le chiedo scusa ing. Faggioli ma anch'io non ho capito bene quello che lei ha chiesto, e così anche i miei ufficiali che erano seduti vicino a me.

Il prof. Cunietti ha cercato di precisare, ma lo ha fatto un po’ nelle generali, e meglio non Io poteva fare. .

Io credo che potremmo capirci bene su questo argomento, che certamente richiede un dibattito più ampio, solo se preciseremo anzitutto che la cartografia ufficiale dello Stato comprende oltre che la cartografia dell’Istituto Geografico Militare anche quella del Catasto, dell'Ufficio geologico e comprende le carte aereonautiche, quelle dell'Istituto idro grafico. della Marina e tante altre carte speciali che diventano ufliciali con l’approvazione ell’I.G.M.

Quindi bisogna che anzitutto si precisi se quello che l'ing. Faggioli richiede riguarda tutte o parte di queste carte.

Bisognerebbe poi che precisasse quello che intende per struttura della carta e per elementi strutturali.

Solo allora io credo si potranno incominciare ad avere gli elementi sufficienti per portare avanti un discorso.

La cartografia ufficiale, fatta dai vari enti per vari scopi, può anche dover subire delle modificazioni, come dice 11 prof. Cunietti, tutto può cambiare, ma ritengo che queste cose debbano essere precisate perchè impostate solo sotto il profilo generico possono avere solo una rispondenza generica e non una ripercussione pratica.

Quindi vorrei pregare l'ing. Faggioli di precisare ulteriormente il suo pensiero in una prossima relazione o in un articolo da pubblicare sul bollettino. 57